Catanzaro – Nella variegata galassia degli enti strumentali della Regione Calabria spesso si nascondono misteri. Uno di questi riguarda il personale inquadrato in Azienda Calabria Lavoro proveniente dall’ex Ardis, ossia l’Agenzia regionale per il diritto allo studio universitario. Si tratta, al momento, di quattordici dipendenti che – a quanto pare – da circa sei anni pur se retribuiti da Azienda Calabria Lavoro non hanno mai formalmente sottoscritto alcun contratto con l’ente pubblico economico strumentale della Regione. Francamente – sostiene il sindacato CSA-Cisal – ci sembra piuttosto paradossale che a distanza di tutto questo tempo i dipendenti non abbiano con sé il contratto individuale di lavoro che, come noto, è la base fondante di qualsiasi rapporto di lavoro. A maggior ragione quando ci si ritrova nell’ambito di un Pubblica amministrazione e dei suoi enti strumentali.
LA STORIA DEI LAVORATORI EX ARDIS – Mentre fino a buona parte del 2015, tutti i lavoratori avessero sottoscritto il contratto con l’allora Ardis, una volta che l’agenzia viene liquidata cambiano le cose. Con la legge regionale n. 16 dell’8 settembre 2015, viene disposto come all’atto di chiusura del procedimento di liquidazione dell’Ardis, i suoi dipendenti sarebbero stati assorbiti da Azienda Calabria Lavoro “con contratto di lavoro a tempo indeterminato e mantenendo la medesima posizione giuridica ed economica”. Addirittura, nella nota dell’allora dg reggente del Personale (del 1° dicembre 2015) veniva specificato che in data 30 novembre 2015 era stata sottoscritta una convenzione con l’ente strumentale in cui i lavoratori appena trasferiti dall’Ardis sarebbero stati poi assegnati agli uffici della Giunta regionale o alcuni alla struttura del commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro. In data 28 dicembre 2015, l’allora commissario liquidatore dell’Ardis, pur essendo l’Agenzia in liquidazione e con l’atto finale approvato il 12 dicembre, ha adottato un decreto per la costituzione del fondo per la contrattazione integrativa relativa agli anni dal 2013 al 2015. Dopo, la nota del dg del Personale del 1° dicembre 2015, i lavoratori ex Ardis assorbiti da Azienda Calabria Lavoro sono nuovamente citati nominalmente in una nuova convenzione del 21 aprile del 2016 fra la stessa e la Regione Calabria in cui veniva ribadito l’impiego dei dipendenti presso i dipartimenti della Giunta, il mantenimento del contratto a tempo indeterminato, oltre che della stessa posizione giuridica ed economica, e finanche altri obblighi in capo all’ente strumentale regionale e l’orario settimanale di lavoro.
LA REGIONE STANZIA OGNI ANNO 421 MILA EURO PER LA COPERTURA DELLE SPESE – Ogni anno la Regione stanzia una somma di 421 mila euro ad Azienda Calabria Lavoro per coprire la spesa del personale arrivato dall’ex Ardis. E così dopo il decreto con cui annualmente venivano impiegate le risorse veniva sottoscritta la “convenzione attuativa” con la Regione per l’impiego degli allora 15 dipendenti. Dopo la convenzione del 2016, ne è stata sottoscritta un’altra a marzo 2017, questa volta però con durata triennale. L’ultima convenzione, con durata biennale, è stata sottoscritta il 30 marzo del 2020.
I CONTRATTI INDIVIDUALI DI LAVORO MAI SOTTOSCRITTI – Ribadiamo in tutti gli accordi attuativi sottoscritti fra Azienda Calabria Lavoro e la Regione Calabria sono citati per nome i lavoratori coinvolti. Eppure, nonostante questa cornice giuridica generale sia tenuta in piedi da circa sei anni, ad oggi i dipendenti ex Ardis non hanno mai visto il proprio contratto individuale di lavoro. Non sarebbe il caso – evidenzia il sindacato CSA-Cisal – di procedere alla loro stipula? Non fosse altro che si tratta di dipendenti impiegati (all’interno della Regione Calabria) e inquadrati all’interno dell’ente pubblico economico controllato dall’Amministrazione stessa che a sua volta stanzia 421 mila euro all’anno. Dunque, soldi pubblici. Ed inoltre, c’è anche una questione di rispetto di dignità dei lavoratori. Possibile che questi dipendenti non abbiano diritto a conservare o esibire il contratto che li lega ad Azienda Calabria Lavoro da ormai così tanto tempo? Non meritano di essere trattati al pari degli altri lavoratori? Sarebbe il caso – precisa il sindacato – che Azienda Calabria Lavoro approfondisca la vicenda e nel caso sia confermata questa mancanza provveda alla stipula dei contratti individuali. E chiarisca ogni altro aspetto utile, visto che non vorremmo che presto possano spuntare fuori altre questioni controverse. Ad esempio, quella relativa alle difficoltà dell’Inps di “incamerare” le denunce mensili analitiche del datore di lavoro. L’assenza di queste informazioni impedisce il tempestivo aggiornamento delle posizioni previdenziali dei lavoratori che hanno diritto a conoscere con precisione le informazioni retributive e contributive necessarie alla liquidazione di tutte le prestazioni istituzionali assegnate all’Inps. Alcuni fra i quattordici lavoratori prossimamente andranno in pensione, dunque è intuibile il disagio arrecato loro da questa anomalia che invitiamo a sanare o quantomeno a chiarire al più presto. Affinché siano fornite risposte convincenti ci rivolgiamo non solo al nuovo commissario dell’ente strumentale ma anche all’assessore e al direttore generale del dipartimento “Lavoro, Sviluppo Economico, Attività Produttive e Turismo”. Come più volte ribadito dal sindacato CSA-Cisal non ci possono essere discriminazioni fra lavoratori, tantomeno rispetto a coloro che dignitosamente sono impiegati all’interno degli uffici regionali.