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venerdì, 10 Gennaio, 2025
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Ecco cosa dicono virologi, epidemiologi, infettivologi e rianimatori

Gli asintomatici possono contagiare? E’ una delle 10 domande rivolte dall’Adnkronos Salute a 18 esperti: rispondono virologi, epidemiologi, infettivologi, rianimatori e altri clinici, ma anche l’Organizzazione mondiale della sanità e il premio Nobel per la medicina Bruce Beutler.
“La risposta è sì, senza alcuna esitazione – afferma Roberto Cauda, docente di Malattie infettive all’Università Cattolica del Sacro Cuore – Ce lo conferma uno studio sugli ‘Annals of Internal Medicine’ su 16 coorti, fra cui quella di Vo’. Mediamente il 40-45% degli infettati è asintomatico e abbiamo visto che questi soggetti, difficili da individuare, hanno favorito la diffusione del virus e sono un po’ il tallone d’Achille delle misure preventive di sanità pubblica”.
Non poteva che ribadire il concetto (“gli asintomatici trasmettono il nuovo coronavirus, è questa la realtà”) uno degli scienziati che ha condotto gli studi su Vo’ Euganeo, comune veneto fra i primi in Italia ad essere colpiti dai contagi e diventato una sorta di ‘laboratorio a cielo aperto’. Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova e direttore dell’Unità operativa complessa di microbiologia e virologia dell’azienda ospedaliera patavina, annuncia che il lavoro in questione “verrà presto pubblicato su ‘Nature'”.
Ma “c’è di più – aggiunge Crisanti – Un’analisi sierologica condotta sulla popolazione di Vo’ ha dimostrato che ci sono altri 63 casi di persone che si sono infettate prima del 21 febbraio”, data in cui è stata certificata la positività del primo paziente nell’area. “Nessuno di loro – dice Crisanti – aveva mai avuto sintomi e si trovano in termini temporali a monte del contagio. Sarà interessante studiare la catena di contatto con queste persone. Sarà oggetto di un altro studio”.
Che gli asintomatici possano contagiare è invece “ancora da dimostrare compiutamente”, secondo Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università degli Studi di Milano. “Per omologia con altri virus – ragiona l’eserto – si può dire che un sintomatico che tossisce e starnutisce sicuramente può emettere una maggior carica virale infettante. Però – osserva anche – con un soggetto asintomatico possiamo passare più tempo in modo inconsapevole”, quindi risposte più precise vanno ancora cercate.
“Abbiamo visto una decina di lavori pubblicati, secondo cui il contagio avviene anche da asintomatici – evidenzia Giorgio Palù, past president della Società europea di virologia e professore emerito di Microbiologia dell’università di Padova – che possono avere una concentrazione del virus a livello nasale altrettanto alta. Credo sia paradossale che ora ci si venga a dire che non vale la pena fare tamponi agli asintomatici. Perché se li stiamo facendo ai contatti dei casi positivi, questi sono asintomatici per definizione. Allora dovrebbe cadere tutta l’impalcatura del sistema. C’è un po’ di contraddizione – rimarca – mancano però studi estensivi su larghe fette di popolazione per avere certezze”.
“Nella fase prima dei sintomi gli asintomatici possono sicuramente contagiare – interviene il virologo Guido Silvestri, docente negli Usa alla Emory University di Atlanta – quando sono residuali di una infezione vecchia di settimane di solito no, come mostra lo studio coreano di Oh e colleghi”.
“Covid-19 – ricorda il portavoce dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) Tarik Jašarević – è causato da un nuovo virus e stiamo ancora imparando a conoscere questa malattia. Abbiamo bisogno di più dati per comprendere meglio come avviene la trasmissione. Le prove attuali suggeriscono che la maggior parte dei contagi avviene da persone sintomatiche ad altre, con cui sono state a stretto contatto. Non è ancora noto quanti di questi contagi siano provocati da persone senza sintomi. Studi completi sulla trasmissione da individui asintomatici sono difficili da condurre, ma le prove disponibili sul tracciamento dei contatti riportate dagli Stati membri suggeriscono che gli individui con infezione asintomatica hanno molte meno probabilità di trasmettere il virus rispetto a quelli che sviluppano sintomi. Alcune stime indicano che il 40% delle infezioni potrebbe essere dovuto a casi asintomatici”.
Sull’argomento l’Oms ha fatto di recente uno scivolone. “Durante la conferenza stampa dell’8 giugno, quando Maria Van Kerkhove, responsabile tecnico per il coronavirus dell’Oms, ha affermato che la trasmissione asintomatica è molto rara, questa risposta si riferiva a un sottoinsieme di studi e dati condivisi da alcuni Stati membri. In quegli studi, in cui sono stati seguiti casi asintomatici, è emerso come ‘molto raro’ trovare una trasmissione secondaria”, risponde il rappresentante dell’Oms.

(Adnkronos)

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