La sanità commissariata ma senza commissario, l’intera regione in zona rossa e senza uno straccio di piano anti Covid mentre i contagi aumentano. Un governo regionale in attesa di nuove elezioni (ad aprile?), guidato momentaneamente da un presidente facente funzioni (Nino Spirlì), dopo la prematura scomparsa della governatrice Jole Santelli, eletta lo scorso gennaio. Palazzo Campanella, sede a Reggio Calabria del consiglio regionale, rimasto senza presidente: Domenico Tallini, che per la Commissione parlamentare antimafia era fra gli “impresentabili”, è ai domiciliari per concorso nel business delle farmacie con la cosca Grande Aracri. La Calabria tutta naviga a vista, senza capo né coda. Acefala.
Caos Calabria
Politica e sanità vanno a braccetto. Cittadini e amministratori sono nel caos. I manager pubblici rinunciano agli incarichi. I leader dei partiti ci sguazzano, si indignano, fanno la voce grossa, racimolano briciole di consenso (forse), ma se – da Roma soprattutto – si tratta di scegliere nell’interesse dei cittadini calabresi, farfugliano. La gente protesta e rivendica il diritto alla salute. Lo fa civilmente: non fa la guerriglia, organizza drive in di protesta strombazzando il clacson davanti alla Cittadella regionale e nei centri storici delle città. Invoca Gino Strada commissario alla Sanità. Ma al fondatore di Emergency – per il momento – non interessano gli incarichi del Governo: è già operativo sul territorio insieme alla Protezione civile.
Commissariamento, la prova del 9 di Conte
Nelle prossime ore per il premier Giuseppe Conte sarà la prova del nove: ennesimo Consiglio dei ministri per la nomina del commissario ad acta al piano di rientro della Sanità calabrese. Si punta su Federico Maurizio D’Andrea, originario di Cerchiara, in provincia di Cosenza, ex finanziere e detective del pool Mani Pulite, manager ai vertici di grandi aziende (presidente di Sogei e poi di Olivetti), attualmente consulente del sindaco di Milano Giuseppe Sala. Ma anche sul prefetto Francesco Paolo Tronca, ex commissario della Città metropolitana di Roma. Sul tavolo c’è pure il curriculum di Narciso Mostarda, medico e dirigente dell’Asl Roma 6, e quello di Pellegrino Mancini, numero uno del Centro regionale trapianti dell’ospedale Bianchi-Melacrino-Morelli di Reggio Calabria.
Il mea culpa del premier
Conte si è assunto la responsabilità dei tanti flop registrati in questi giorni, tra dimissioni, nomine e rinunce dei commissari. Ha fatto mea culpa pubblicamente dichiarando: «Mi dispiace per i calabresi che meritano una risposta, dopo anni di malasanità. Mi assumo la responsabilità. Dopo i passi falsi compiuti, avvertiamo la responsabilità di indicare la persona giusta, con adeguate competenze nell’organizzazione sanitaria e contabile».
A Roma la protesta di 404 sindaci calabresi
Ai sindaci calabresi che ha incontrato a palazzo Chigi – una delegazione dei 404 primi cittadini che hanno unito le voci per chiedere la fine del commissariamento della Sanità e la cancellazione del debito – il premier ha dichiarato: «Non ci sfugge che una gestione commissariale, che deve essere straordinaria, si trascina da dieci anni rischiando di essere ordinaria. Dobbiamo lavorare per dare alla gestione commissariale una prospettiva temporale ben delimitata. Avvertiamo forte la responsabilità di individuare un profilo adatto per il commissario alla sanità calabrese».«Non ci interessano le diatribe politiche. Vogliamo una buona gestione della sanità in Calabria, una sanità che sia all’altezza della Repubblica Italiana di cui siamo parte. Siamo qui a ribadirlo con le nostre fasce tricolori – ha dichiarato Francesco Candia, presidente di Anci Calabria – Vogliamo essere parte dello Stato e vogliamo che in Calabria ci sia una sanità normale». Una rivendicazione giusta, considerato il fallimento dei 10 anni di commissariamento. Solo un dubbio: considerato lo scenario, sicuro che sia proprio questo il momento?
Donata Marrazzo ilsole24ore.it