Il New York Times dedica un’ampia inchiesta a Bergamo e alla tragedia della pandemia: “I giorni perduti che hanno reso Bergamo una tragedia del coronavirus”, il titolo. “La provincia settentrionale italiana è diventata uno dei più letali campi di sterminio del mondo occidentale”.
Un’indagine del Times ha scoperto che “errori di gestione e ritardi burocratici hanno reso il bilancio molto peggiore di quel che doveva essere”, si legge nell’articolo. Il giornale ripercorre nel dettaglio, anche con interviste, le drammatiche tappe della diffusione dell’epidemia, le difficoltà di fronte a una situazione inedita in Occidente. Sin dai primi giorni, “quando l’Italia non aveva ancora registrato un solo caso di contagio interno”, il Nyt racconta di come non furono testati i primissimi ad ammalarsi, seguendo le linee-guida dell’Oms che raccomandavano i test “solo per chi aveva legami con la Cina”. Bergamo si sarebbe trasformata in uno dei centri più letali dell’epidemia, “segnata da sofferenze inconcepibili e dall’orrendo suono delle ambulanze”. Quando il 20 febbraio Annalisa Malara, medico di Codogno e originaria di Reggio Calabria, decise di “rompere il protocollo” e “testare un uomo che mostrava una polmonite che non rispondeva alle cure standard”: l’uomo che sarebbe diventato il primo caso nazionale.
Il New York Times ricorda gli errori commessi nella gestione sanitaria e il contrasto tra governo centrale ed autorità locali, che generarono “dieci giorni di indecisione”, con scelte che dovevano essere fatte ma non lo furono. E quando “l’Italia ha bloccato l’intera Regione e poi l’intero Paese, Bergamo era persa”.