Con l’entrata in vigore della nuova ordinanza del Ministro della Salute, la Calabria è divenuta “zona arancione” consentendo quindi il libero spostamento nel proprio comune di residenza.
Con tale passaggio, dunque, anche la caccia – considerata attività sportiva individuale all’aperto – torna ad essere consentita purché svolta nel territorio del proprio comune.
Un dettaglio che però sembra essere sfuggito a due cittadini di Strongoli che, nel pomeriggio di ieri, in località Margherita Soprana, quindi del Comune di Crotone, erano impegnati in una tipologia di caccia diversa rispetto a quella consentita, ossia “la caccia ai tesori”.
A sorprenderli due poliziotti liberi dal servizio e intenti in una battuta di caccia, attirati dall’uso insolito di attrezzattura non proprio utile all’attività venatoria.
Ebbene, si trattava di due metal detector e due zappe con l’ausilio dei quali gli stessi avevano rinvenuto in quella zona, riconosciuta quale sito archeologico, ma non formalmente sottoposto a vincolo, ben dieci reperti, parte dei quali risultati essere beni archeologici appartenenti allo Stato, poiché risalenti all’età tardo antico – alto medioevo,quindi ricompresi tra il V / X secolo d.C.
Gli esperti del settore, S.A.B.A.P. – Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio – hanno effettuato la valutazione storico- culturale, ma anche collezionistica dei reperti.
I due cittadini di Strongoli, quindi, hanno subìto il deferimento all’Autorità Giudiziaria per la violazione degli artt. 175 e 176 del D.lgs 42/2004 (Codice dei Beni culturali e del paesaggio), ovverosia per aver effettuato ricerche archeologiche senza concessione nonché per l’impossessamento di beni culturali appartenenti allo Stato in sito archeologico non sottoposto a vincolo.
E non solo: la Polizia ha sanzionati con 533 euro a testa, per aver violato le prescrizioni atte al contenimento del virus Covid-19, avendo lasciato il proprio Comune di residenza per motivi non previsti dalla normativa vigente.