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venerdì, 10 Gennaio, 2025
HomeAttualitàGrease sessista? Olivia Newton-John: "E' solo un film leggero, datevi una calmata"

Grease sessista? Olivia Newton-John: “E’ solo un film leggero, datevi una calmata”

Il leggendario musical “Grease” è tra le new entry nella lista nera di film, libri ed opere d’arte oggetto dell’ondata revisionista alla ricerca spasmodica di contenuti sessisti, razzisti o lesivi di vari generi oppressi. A difendere l’immortale storia d’amore nella canterina Rydell High School arriva però proprio lei, Sandy, ovvero Olivia Newton-John. In un podcast, l’attrice e ballerina ha replicato: “Datevi una calmata. Il film è stato realizzato negli anni ’70 e parla degli anni ’50. E’ un film musical divertente e non va preso sul serio. Tutti prendono le cose sul serio. Abbiamo bisogno di rilassarci un po’ e goderci le cose per quello che sono”. Newton-John, che da anni lotta contro il cancro, di drammi veri ne sa qualcosa e rivendica così il genere leggero di “Grease”, in cui invece sono stati individuati diversi capi d’accusa legati a patriarcato e omofobia. Il sessismo risiederebbe innanzitutto nel cambiamento estetico che la dolce Sandy, ingenua biondina con la coda di cavallo e le gonne a ruota in tinte pastello, opera per piacere a Danny Zucko, il bello e dannato del film. Ma per essere precisi, va ricordato che nell’ultima celebre scena, il duetto “You’re the One that I Want”, è anche Danny (John Travolta) ad abbandonare chiodo e sigarette per indossare il cardigan della scuola. Agli amici che sfottono quel look da bravo ragazzo, lui spiega che Sandy è più importante. Dunque, in realtà, qui non c’è una donna che si trasforma per corrispondere ai desideri di un uomo ma due innamorati che compiono la stessa scelta, l’uno per l’altra a vicenda. Se poi, incontrandosi, a prevalere sarà lo stile “maledetto” non è per vittoria del maschio ma perché – ammettiamolo – i T-Birds sono davvero più fighi e decisamente simpatici degli studentelli perfettini.
Altre critiche mosse al musical diretto da Randal Kleiser sono la discriminazione di Rizzo, leader delle Pink Ladies molto chiacchierata per la sua immagine sensuale e la vita sentimentale tumultuosa, soprattutto quando la ragazza teme di essere incinta e si parla di questa eventualità con toni di disonore sociale. Fa poi capolino pure l’offesa Lgbt nel ballo di fine anno della scuola cinematografica, caratterizzato dal divieto di formare coppie con ragazzi dello stesso sesso. A smorzare la polemica su quest’ultimo punto è stato proprio John Travolta, testimonial della nuova edizione del SuperBowl in uno spot dove insieme alla figlia Ella rifà il balletto sulle note di “Born to Hand Jive” che nel film lo vedeva con Newton John nell’indimenticabile abito bianco svolazzante. A proposito di sessismo, di certo nel Super Bowl di quest’anno non ce n’è: per la prima volta nel team di arbitri dell’evento di punta del football americano figura infatti una donna, Sarah Thomas. Una che irrompe in una élite storicamente maschilista e soprattutto una che sul tema aveva già messo in chiaro le cose. Entrata nel 2017 nella NLF (la Lega nazionale) come prima donna assunta a tempo pieno nel settore dei giudici di gara, per lei è stato coniato il termine “down judge” (l’arbitro che controlla le regolarità delle posizioni sul terreno) che sostituisce la tradizionale qualifica di “linesman judge”, ritenuta scorretta quanto a linguaggio di genere.
Isabella Marchiolo

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