Gioacchino Criaco, l’autore del romanzo sulla malavita calabrese da cui è stato tratto anche un film candidato ai nastri d’argento, interviene con una sua analisi sulla questione del S. Anna Hospital di Catanzaro.
“In Calabria ogni vicenda nasce, si dipana, s’aggroviglia, si scioglie e si riattorciglia in un flusso di vita o di morte infinito, nel gioco perverso e fantastico di Farsa che insegue Tragedia, di Afrodite che infiora le onde e di Persefone che adorna gli Inferi.
È così, sia fato o conseguenza di fatti. A piombarci all’improvviso si boccheggia, si cade: bisogna nascerci per saper stare fra la gravità o la sua assenza improvvisa. O si deve avere la forza e l’amore di viverci troppo a lungo per avere il coraggio o la paura di abbandonarla. Pure la vicenda del Sant’Anna, pure un nosocomio privato, sta dentro questa dinamica.
Ormai sfugge sia la pecca che la toppa: un toro che ora ti punge con le corna ora ti accarezza con una coda morbida. Sono sempre stato per la sanità pubblica: ho sempre pensato che uno Stato debba dare risorse per una sanità dignitosa, una sanità per tutti, e dopo averlo fatto non ostacoli chi da privato voglia aggiungersi.
Purtroppo: un Paese che per molti anni è andato in quella direzione, a un certo punto, per tante ragioni, le più molto poco nobili, ha ingranato la retromarcia. In alcuni settori e in alcuni luoghi la sanità privata ha riempito dei vuoti totali o parziali; in alcuni luoghi e in alcuni settori qualcuno ha operato perché la sanità pubblica scomparisse e prendessero il sopravvento le imprese private. Nella sanità è successo di tutto: miracoli e fallimenti. Se si prendesse la storia del Sant’Anna, ognuno ci potrebbe leggere splendide poesie e pagine più prosaiche. I resoconti servono alla storia.
L’attualità ha bisogno del sostegno, dell’efficienza, della risposta. L’attualità ci narra che nel settore vitale della cardiologia e cardiochirurgia, ci sono alcuni straordinari centri d’eccellenza pubblica, con luminari come Fratto e Mastroroberto. L’attualità ci spiega che il settore pubblico andrebbe potenziato in risorse: mezzi e persone. Che le eccellenze potrebbero, e debbono, crescere. Ma, al momento, accanto a questi fondamentali attori pubblici, sta, da privato, il Sant’Anna. La storia di come si sia arrivati a questo punto sarà utilissima per la storia e per il futuro.
Ma adesso bisogna che chi ne abbia la competenza si assuma la responsabilità di dire che il Sant’Anna vada chiuso, e perché va chiuso. O, che chi rappresenta lo Stato, anche in sede locale, responsabilmente decida che il Sant’Anna debba riaprire, e perché, e in che tempi.
I titoli sul petto non è che possano servire solo per le parate o il conto in banca.
Qualcuno chiarisca rapidamente il destino dei 300 dipendenti della Struttura. Qualcuno spieghi ai pazienti che fine farà l’ospedale.
E qualcuno dica ai calabresi che tipo di risposte ci siano con o senza il Sant’Anna. La letteratura, gli ingorghi sintattici e culturali sono straordinariamente suggestivi, non però quando si abbia bisogno di un’operazione al cuore.
E pure chi si proponga di guidare la Regione prossimamente: bene i proclami roboanti, ma meglio una presenza di lotta nelle tantissime battaglie che una miriade di persone, tutt’altro che perse, mette in campo ogni giorno. E agli operatori del Sant’Anna: meno afflizioni e meno entusiasmi, che la Calabria più che la terra di Kafka è la Patria del pensiero levantino, e nulla mai è come sembra.
Gioacchino Criaco
Criaco, ‘anime nere’ al S. Anna Hospital di Catanzaro
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