A poche ore dal decreto che sospende la frequenza in classe per le scuole di ogni ordine e grado, in Calabria si parla nuovamente di ricorsi. Il parere dell’unità di crisi serve su un piatto d’oro a Nino Spirlì l’occasione per l’ennesimo atto di forza che ripristina la didattica a distanza. E fuori dai cancelli degli istituti scolastici, mentre i figli terminano l’ultimo giorno in aula fino a non si sa quando, i genitori sono pronti a dare battaglia rivolgendosi al Tar. Da lunedì 8 marzo la Dad tornerà in molte regioni italiane, ma si tratta di territori classificati come arancioni (nelle zone rosse invece lo prevede espressamente il prima Dpcm emergenziale di Mario Draghi, peraltro solo per terza media e superiori). La Calabria invece è rimasta nella fascia gialla, quella del rischio minore: nonostante questo Spirlì deve mantenere la promessa fatta a febbraio ai suoi follower, che dopo le sentenze avverse del Tar hanno continuato a chiedergli di tenere a casa ragazzi e soprattutto bambini. Così, forte della raccomandazione emersa dal tavolo antiCovid, il presidente facente funzioni stavolta se la studia bene e nella sua ordinanza cita numeri, motivazioni, dati sulla terribile minaccia delle varianti. Ma neanche tutta questa certosina attenzione impedisce l’immancabile svarione: Spirlì aveva dimenticato gli asili e questa mattina si affretta a correggere il decreto. Serrata totale, dunque (unica eccezione per i disabili gravi e le attività laboratoriali). Ma solo per le scuole, poiché in zona gialla sono aperti negozi, bar e ristoranti, questi ultimi pure con servizio ai tavoli fino alle ore 18. E dal 27 marzo si potrebbe tornare persino al cinema e nei teatri. Ecco perché un nutrito gruppo di famiglie avrebbe già reagito incaricando i legali di preparare un altro ricorso al Tar. In qualche classe della primaria, le maestre rassicurano i bambini delusi all’idea di dover studiare davanti al pc. E c’è chi si spinge a previsioni di certezza matematica: “Non è sicuro, deve decidere il giudice e lunedì saremo normalmente in classe”. Forse proprio lunedì no, ma è vero che il tribunale si esprimerà in tempi brevissimi. Anche perché la logica dell’ordinanza del presidente Spirlì è legata all’avvio della fase del piano vaccinale che coinvolge il personale scolastico. Secondo il calendario dovrebbe partire mercoledì 10 marzo ma il reale stato dell’opera è molto diverso. Tra docenti e Ata regna totale confusione sulle procedure. Mancando indicazioni precise ognuno fa di testa sua. Alcune scuole stanno prenotando i loro dipendenti sul portale apposito di Poste Italiane, altri istituti hanno lasciato l’incombenza a discrezione dei singoli prof e collaboratori. Inoltre è in alto mare l’utenza degli ultraottantenni, e per carenza di dosi molti anziani sono stati rinviati.
Incerta anche la sede della somministrazione per i docenti. Nell’idea originale di Nino Spirlì dovrebbero essere le scuole stesse, dove si recherebbe il personale sanitario incaricato, ma se questa ipotesi fosse confermata è fantasioso pensare che le operazioni possano svolgersi e concludersi in sole due settimane – periodo di vigenza del decreto di chiusura – sebbene, volendo prorogare la Dad per vaccinare tutti, si potrebbe sfruttare la vicina pausa delle vacanze di Pasqua. Insomma, con la sua decisione, il presidente leghista si è limitato ancora una volta a cavalcare il consenso popolare chiudendo le scuole, ma ha scaricato la gestione del piano vaccinale ad altri senza istruzioni chiare. L’altra faccia della medaglia è la metà dell’utenza scolastica che non fa parte delle categorie che attualmente hanno diritto prioritario e calendarizzato al vaccino, ovvero i giovani. Fatta salva la zona gialla come tutti ci auguriamo, mentre i loro prof si immunizzano gli studenti calabresi, continueranno a uscire, frequentare i locali, girare all’aperto senza mascherina e portare a spasso il virus. Nelle città dove gli assembramenti sono diventati routine, gli esercenti non ci stanno a passare per untori. A Reggio Fiepet Confesercenti esprimendo disponibilità a segnalare e reprimere le trasgressioni, ha chiesto al questore di organizzare presidi in divisa fuori dai luoghi di ritrovo e nelle ore di maggiore affluenza di avventori.
Isabella Marchiolo
Scuola chiuse: si preannuncia una nuova battaglia legale davanti al TAR
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