E’ scaturita dalla denuncia di una nonna preoccupata per il nipote, tossicodipendente e anche pusher, che oggi è stato arrestato, l’operazione ‘Katarion’ (nome ebraico con il quale veniva indicato il promontorio di Cetraro), condotta dai carabinieri del comando provinciale di Cosenza. I militari hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip di Catanzaro, su richiesta della Dda, nei confronti di 33 soggetti nell’ambito delle investigazioni relative ad un’organizzazione criminale operante sotto l’egida della storica consorteria mafiosa Muto di Cetraro.
“Siamo qui ancora a parlare dei Muto – ha spiegato il procuratore capo della Dda catanzarese Nicola Gratteri – un’organizzazione a delinquere, finalizzata al traffico di stupefacenti che serviva a finanziare l’organizzazione e mantenere i detenuti in carcere. Questo dimostra la difficoltà di sterilizzare il carcere rispetto ai mafiosi che sono all’esterno. Ogni volta che si fa un’operazione è ovvio che non si riesce a dimostrare la penale responsabilità di tutti gli associati. Anche oggi ne abbiamo arrestati tanti, ma dieci sono rimasti fuori e cercheranno di organizzarsi per occupare gli spazi lasciati liberi dagli arrestati di questa notte. Quindi, sta alla cosiddetta società civile rioccupare gli spazi che siamo riusciti a liberare”.
L’indagine – ha spiegato il col. Piero Sutera comandante provinciale dei carabinieri di Cosenza – parte da una nonna disperata che ha tentato di salvare il nipote. A questa si aggiungono la denuncia di un imprenditore che ha deciso di opporsi alle pretese degli emissari della cosca Muto e affidarsi alla tutela dello Stato”. Stamattina nel corso dell’esecuzione delle misure cautelari e’ stato ritrovato anche un bunker ricavato nel soffitto di un bagno. Gli uomini dell’Arma, supportati dallo Squadrone eliportato cacciatori di Calabria, non trovando uno dei soggetti destinatario di misura nell’abitazione, nonostante la presenza in casa di molti oggetti personali, hanno approfondito i controlli e sul soffitto del bagno hanno notato delle irregolarita’, scoprendo l’ingresso del bunker, dove al suo interno si trovava uno degli arrestati.
Operazione “Katarion”, Gratteri: “Spaccio di droga per mantenere i detenuti in carcere”
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