Catanzaro – Non è più rinviabile “un’azione forte da parte di tutti gli attori interessati che rimetta al centro l’importanza della scuola per lo sviluppo generale della regione e per il futuro delle giovani generazioni”.
Lo scrivono, in un comunicato unitario, le federazioni del settore aderenti a Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda.
“La scuola calabrese – è scritto nel documento – vive, ormai, da diversi anni una situazione di grande difficoltà. I divari, le criticità, i ritardi che caratterizzano la Regione rispetto al resto del Paese sono le cause principali del grande disagio sociale che coinvolge anche i settori della conoscenza”.
I sindacati sottolineano che la crisi economica, in Calabria, “ha provocato effetti molto più pesanti rispetto a tutto il resto del Paese che, certamente, non hanno aiutato i processi che avrebbero dovuto fare da elemento trainante per una nuova stagione in quanto la classe politica che si è alternata alla guida della Regione si è dimostrata non all’altezza del compito nell’assunzione delle specifiche responsabilità che la Costituzione le ha affidato.
Anche le ingenti risorse e gli strumenti che la Comunità europea ha messo a disposizione per riportare l’istruzione a livelli standard ed in linea con gli obiettivi fissati dalle varie misure messe in atto – continuano i sindacati – non hanno aiutato la scuola a riprendersi. È sufficiente richiamare i temi della dispersione scolastica, sempre più in aumento nel corso degli anni; del dimensionamento scolastico attuato, in moltissimi casi, secondo logiche appartenenti più a strategie di natura politica ed elettorale che ad un’esigenza dettata dal contesto socio economico, orografico e culturale del territorio.
Ci sono, poi, questioni mai affrontate in maniera decisiva e risolutiva, come quello dell’edilizia scolastica, dei trasporti e degli organici. Problematiche queste che si sarebbero potute risolvere – scrivono le organizzazioni sindacali – attraverso l’utilizzo illuminato dei fondi strutturali insieme agli interventi previsti a livello nazionale”.
In questo grave contesto, si fa rilevare, “la pesante crisi sanitaria globale presente nelle nostre vite da un anno, oltre ad evidenziare e rendere ancora più gravi le criticità e i problemi già esistenti, sta creando ulteriori, enormi difficoltà.
La disorganizzazione della Regione Calabria e delle Asp nell’attuazione del piano vaccinale, i ritardi della somministrazione al personale della scuola con i continui tentativi da parte del Presidente f.f. Nino Spirlì, di procedere ad un’interruzione totale e generalizzata della didattica in presenza, puntualmente bocciata dal Tar Calabria, ne sono l’esempio più eclatante”.
A parere dei sindacati “occorrono interventi urgenti in varie direzioni e varie misure, prima fra tutte la necessità di una sana ed efficace amministrazione, all’altezza del ruolo che ricopre e deve svolgere. Gli ultimi eventi emersi a seguito dell’indagine “Diacono” svolta dalla procura di Vibo Valentia, hanno colpito duramente l’immagine dell’amministrazione scolastica, incidendo, inoltre, in maniera pesante sul funzionamento e l’organizzazione dell’Ufficio Scolastico Regionale in tutte le sue articolazioni territoriali. Tutto questo è avvenuto in un momento delicatissimo per la vita della scuola calabrese con il rischio di compromettere pesantemente il regolare avvio del prossimo anno scolastico”.
Più volte, rivendicano le organizzazioni sindacali, “abbiamo denunciato la necessità di un intervento da parte del Ministero in questa direzione. Lo abbiamo fatto riportando le gravi criticità e contraddizioni che le province calabresi vivono, in modo particolare la provincia di Cosenza, uno dei territori più complessi e articolati della Regione che, da anni, vive in una condizione di costanti contenziosi con effetti negativi sulla qualità della scuola, incerta nella sua organizzazione per gran parte dell’anno scolastico e gravosa sulla vita dei lavoratori.
La gestione dell’ufficio da parte del Ministero, in attesa che la commissione ispettiva concluda i suoi lavori, se da un lato dimostra la fragilità di un sistema che, per anni, si è retto sulla precarietà dei vari dirigenti e funzionari che si sono succeduti, dall’altro rappresenta l’opportunità di mettere in atto un’azione di rafforzamento e rinnovamento della dotazione organica soprattutto in previsione del nuovo anno scolastico.
Riteniamo assolutamente grave – si legge in conclusione – che a fronte di sei uffici dirigenziali non generali presenti sul territorio regionale siano presenti ad oggi soltanto 2 dirigenti amministrativi e che a fronte delle 9 posizioni dirigenziali per l’espletamento delle funzioni tecnico ispettive, risulta attualmente in servizio un solo dirigente tecnico”.