Napoli – L’asse tra colletti bianchi, camorra e ‘ndrine per riciclare denaro sporco nel settore petrolifero faceva sì che “l’associazione mafiosa aveva in mano tutta la filiera, dal deposito fiscale fino ai distributori. Hanno utilizzato metodologie di frode che sono abbastanza comuni per i colletti bianchi, quindi le false dichiarazioni d’intenti, le false fatturazioni e gli omessi versamenti”. Lo ha sottolineato Maurizio Cintura, comandante provinciale della Guardia di finanza di Reggio Calabria.
Il volume d’affari di fatture false da noi individuato è di 600 milioni di euro in soli due anni, con un’Iva dovuta di 130 milioni di euro – ha spiegato – le aziende che stiamo sequestrando sono complessivamente tra l’Italia e l’estero sono 114 e i conti correnti sono 22, in 6 Paesi stranieri. E stiamo parlando di un riciclaggio di oltre 173 milioni di euro. Abbiamo sequestrato due valigie a uno degli arrestati con 1,5 mln euro in contanti, che si somma all’altro milione e passa che abbiamo sequestrato durante le attività d’indagine”.