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sabato, 30 Novembre, 2024
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Polemica murales costosi a Reggio, attacco dell’opposizione che però sbaglia i numeri

Polemica malriuscita sui murales ideati dell’amministrazione comunale di Reggio per celebrare la ricorrenza del 25 aprile. L’opposizione ha denunciato il costo delle due opere nel rione Botteghelle sparando numeri in modo avventato ed erroneo: 210mila euro, dicono i consiglieri di Forza Italia Federico Milia, Antonino Caridi e Antonino Maiolino facendo riferimento alla delibera di Giunta n.67 dello scorso 7 aprile, ma la lettura dell’atto è stata superficiale poiché la cifra non riguarda soltanto i murales ma l’intero portafoglio dei Patti per il Sud.

A precisarlo è l’assessore comunale Rosanna Scopelliti, che si dice amareggiata per l’attacco «falso e assurdo», e spiega: «Il costo dell’opera ovviamente è molto inferiore e comprende tutti i costi di realizzazione, che sono per lo più costi vivi per il materiale ed i mezzi che servono per realizzare i murales. Sarebbe bastato – continua – leggere l’estratto della delibera del 7 aprile, che in queste ore viene pubblicato online assieme alla nota nella quale si specula sul nostro operato. In questa delibera c’è scritto infatti che l’intervento rientra tra le finalità previste da una scheda finanziaria che prevede un importo complessivo di 210.000 euro».

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Insomma stavolta le accuse sembrano essere andate a vuoto, sebbene Scopelliti non dica con esattezza quanto siano costati i murales degli artisti Daniele Geniale e il venezualano Luis Gomez de Teran che saranno inaugurati domani, limitandosi alla vaga indicazione di «circa un decimo di quanto strumentalmente riportato» (dunque circa 21mila euro). La stessa amministratrice assicura che «con la massima trasparenza il rendiconto finale sarà reso pubblico non appena disponibile», ma forse di fronte a un attacco così duro sarebbe stato il caso di spiegare tutto subito. Al di là della specifica questione costi, infatti, la querelle sui dipinti che raffigurano i partigiani reggini Malerba e Teresa Gullace, porta con sè rivoli di altre polemiche. Dove entrano i problemi di decoro urbano (i murales abbelliscono edifici popolari che però avrebbero bisogno di ben altra riqualificazione, ricordano i consiglieri di FI), ma anche lo scontro sull’ideologia.

Sul 25 aprile a Reggio non è una novità il clima da film di Peppone e don Camillo: due anni fa l’originale iniziativa dell’amministrazione di ricreare con finti manifesti l’atmosfera oppressiva della propaganda fascista aveva suscitato commenti infuocati e qualche apprensione da parte di chi aveva creduto che la città fosse davvero precipitata in una dittatura. Stavolta invece Milia, Maiolino e Caridi affondano in modo diretto sull’opportunità della dedica dei murales – con soldi pubblici – ai due storici partigiani (Teresa Gullace ha ispirato anche Rossellini per il personaggio di Anna Magnani in “Roma città aperta”). Dopo l’immancabile evocazione di rifiuti, economia in crisi, dissesti stradali e vari mali di Reggio, i consiglieri accusano il sindaco ed i suoi che «si preoccupano di deliberare in tutta fretta, 10 giorni appena, l’utilizzo di risorse sì vincolate alla cultura, ma che avrebbero potuto impiegare in ben altro modo in nome della cultura di Reggio, città ricca di storia. Riteniamo che questo sia l’ennesimo oltraggio all’intelligenza dei reggini, rimandati all’infinito su problematiche di strettissima attualità e abilmente distratti con finte inaugurazioni e propaganda politica di bassa lega, rivangando divisioni del passato che nulla giovano all’educazione dei nostri giovani. E non sfugge, nella loro nota, quel “festeggiare” virgolettato in riferimento alla Liberazione, l’attuale 25 aprile, sottolineano, «più sommesso dai tempi della Repubblica» a causa della pandemia. Probabilmente, anche se i consiglieri sostengono di non voler esprimere giudizi sulla forma dell’intervento, quel fazzoletto rosso al collo di Malerba a molti in città avrà fatto lo stesso effetto della “muleta” del torero…

Il primo a gridare allo scandalo era stato infatti Giuseppe Gioffré, segretario di Msi-Fiamma Tricolore di Reggio, che aveva parlato di «spreco di risorse che invece l’amministrazione dedica alla sua becera propaganda, all’odio politico, alla caccia ai fantasmi del passato, malgrado gli annosi problemi che sono sotto gli occhi di tutti i cittadini e che meriterebbero attenzione e risposte». I citati fondi disponibili nel Patto per i Sud sono infatti destinati soltanto a interventi di cultura e arte e non possono essere dirottati a mera manutenzione urbana.

Anche su questo ha risposto Rosanna Scopelliti: «Vi assicuro che è davvero avvilente leggere le falsità che in queste ore stanno circolando sui social, peraltro proprio mentre l’Amministrazione comunale mette in campo un percorso virtuoso all’insegna della cultura e della memoria, capace di restituire identità alla nostra storia, in un contesto come le celebrazioni per il 25 aprile che rappresentano un momento di unità del Paese, della nostra Patria, intorno ai valori supremi della libertà e della democrazia». Ovvero, nessuno tocchi il 25 aprile e il ricordo della Liberazione. Conclude Scopelliti: «Chi ha fatto polemica o non sa leggere un atto amministrativo oppure sta deliberatamente prendendo in giro i cittadini di Reggio Calabria».

Il botta e risposta è proseguito con la controreplica di AmaReggio Stanza 101, movimento civico reggino schierato con il centrodestra nelle scorse elezioni, che, com’era prevedibile rileva nelle dichiarazioni dell’assessore il gap sul costo esatto dei murales: «Per la giunta Falcomatà pare sia normale impegnare una spesa pubblica senza indicarla, affidare un lavoro senza definirne preventivamente il costo, ed affidare in modo semplicistico ad una successiva rendicontazione di parte esecutrice la quantificazione e la liquidazione di somme pubbliche». L’intervento prosegue con una virata campanilistica: «Si sarebbe dunque deciso di realizzare i murales senza stabilirne preventivamente il costo, ma avendo a disposizione un fondo di 210.000 euro, e si sono scelti i realizzatori senza comparazione di costi né procedure di selezione, anche per garantire un minimo di trasparenza ed opportunità per tanti artisti anche reggini, stabilendo il costo dei murales come importo sul quale chiunque avrebbe potuto formulare un’offerta vantaggiosa, anche per le casse comunali?». Concludendo con il suggerimento di un’opera magari dedicata al patrono San Giorgio che «un artista innamorato di Reggio avrebbe potuto offrire anche gratuitamente» (convinzione dura a morire, quella del lavoro gratis nel settore dell’arte) a fronte della «opinabile scelta estetica ed ideologica» dei murales sui partigiani.

A questo punto va fatta una postilla sulla street-art, che in tutto mondo esprime talenti artistici indiscutibili e quotati sul mercato (basti pensare a Banksy), ma senza un’adeguata conoscenza e familiarità con il genere è spesso confusa con attività simil-vandaliche da graffitari – non è un caso se nell’invettiva di Fiamma Tricolore ci si era chiesti se davvero un murale potesse essere considerato operazione culturale.

I due artisti incaricati di celebrare la Resistenza a Reggio, nonostante la giovane età, hanno un curriculum importante in Italia e all’estero. Certo, non sono Banksy, ma per avere lui sarebbero serviti troppi soldi e nella città dello Stretto nessuno sarebbe stato contento di ospitarlo, si suppone. Vecchia e amletica diatriba, quella tra spendere per rendere le città belle e attrattive o per risolvere i problemi di vivibilità…

E a proposito di arte, le grandi statue di Rabarama, un tempo contaminazione del Lungomare graditissima ai turisti, languono nel degrado e sono persino oggetto di recensioni negative sui portali di viaggi. Ma questa è un’altra storia.

Isabella Marchiolo

 

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