Il lavoro che manca, il lavoro che soffre, il lavoro che uccide. L’Italia, sotto stress come il resto del mondo per la pandemia da Covid-19, è costretta a fare i conti con una strage silenziosa: quella delle morti bianche. Anche in questi giorni, a cavallo fra la giornata mondiale per la sicurezza sui luoghi di lavoro ed il Primo maggio, lungo lo stivale si sono registrati numerosi casi di incidenti, purtroppo anche mortali, sui luoghi di lavoro.
E la Calabria, purtroppo, primeggia anche in questa amara statistica, facendo segnare oltre 150 morti sul lavoro, che, in queste ultime ore, è stata drammaticamente aggiornata a causa di nuovi incidenti, anche con esito mortale, che si sono registrati su tutto il territorio regionale.
“0 KILLED”
La Uil, per sensibilizzare l’opinione pubblica nazionale su un temo troppo spesso disatteso, ha scelto di avviare la campagna #ZeroMortiSulLavoro, riassumendola in un gesto – l’ok fatto con le dita – che durante la guerra i militari americani usavano scrivere su una bandiera visibile da lontano per indicare che sul campo di battaglia non si erano registrate vittime: 0 killed appunto.
L’obiettivo del sindacato, come ricordato dal Segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri, “non è diminuire, non è ridurre, ma azzerare le morti bianche. Per la UIL questa è la lotta della vita, è la battaglia per la civiltà del lavoro. Dobbiamo farla per tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori, quelli di oggi e quelli che verranno. E per combatterla è necessario scendere in campo in prima persona, metterci la faccia”.
Proprio per questo il Sindacato ha scelto di avviare una campagna di comunicazione e sensibilizzazione che si snoderà con mobilitazioni social, manifesti, spot, dibattiti sindacali e mobilitazioni. Ma, soprattutto, la Uil ha scelto di metterci la faccia e di chiedere ai cittadini italiani di fare lo stesso e per questo ha avviato una campagna di ricerca di “ambasciatori” della campagna #ZeroMortiSulLavoro che ha coinvolto anche la Calabria.
A metterci la faccia, per sensibilizzare istituzioni e organi competenti a migliorare la sicurezza sul luoghi di lavoro, sono stati per primi Peppino Mazzotta e Gennaro Calabrese. I due attori hanno accolto senza tentennamenti la proposta giunta dal Segretario generale della Uil Calabria, Santo Biondo e hanno sposato la campagna, mettendo la propria firma per rilanciare anche in questa regione il messaggio “0 killed”.
BIONDO
“La ricerca del benessere lavorativo – dice Santo Biondo – deve diventare la nuova frontiera sulla quale si deve essere in grado di creare un’alleanza costruttiva che metta insieme: istituzione, sindacati, imprenditori e politica. Il percorso di crescita tecnologica deve ancorarsi a questo tema se non vuole smarrire il suo senso, vale a dire quello di rendere agevole il rapporto fra l’uomo e la macchina e aumentare i valori di sicurezza e salubrità sul posto di lavoro”.
Per il Segretario generale della Uil Calabria, infine, è necessario introdotte delle modifiche alla normativa esistente. “Intanto – conclude Santo Biondo, rilanciando una battaglia che è di tutta la Uil – è necessario dare concretezza alla patente a punti per le imprese. Si tratta di dare attuazione a quanto previsto dal testo unico in materia, per un sistema di qualificazione delle aziende. In questo modo le imprese più virtuose avrebbero più punti mentre per quelle interessate da malattie e infortuni, in caso di reiterate violazioni, sarebbero previste sanzioni.
“DIVENTI REATO”
Poi, è necessario che il Governo vari l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro, per punire chi invece risparmia scientemente sulla vita degli operai ed, anche, prevedere l’assunzione di nuovi ispettori del lavoro per sopperire alle croniche carenze d’organico di questo settore. E, infine, questi provvedimenti devono essere affiancati da una rinnovata attenzione al contrasto del lavoro nero, dal ripristino del Documento unico di regolarità contributiva a tre mesi e per cantiere; dall’attuazione dell’articolo 105 comma 16 del Codice degli appalti che prevede l’introduzione della congruità, dallo stop alle catene lunghe di sub appalti e da un intervento mirato a porre un freno all’applicazione di contratti di lavoro diversi da quello del comparto di competenza. Così come è molto importante che la Regione Calabria dia vita – come chiesto unitariamente da Cgil, Cisl e Uil, all’interno del Dipartimento salute, alla commissione sulla prevenzione e sulla sicurezza all’interno dei luoghi di lavoro”.