Autorità brasiliane, Fbi e Dea hanno supportato le autorità italiane nelle operazioni che hanno portato alla cattura dei latitanti Rocco Morabito e Vincenzo Pasquino. “L’attività investigativa del Ros – ha spiegato il comandante del Ros dei Carabinieri, Pasquale Angelosanto portata avanti col Nucleo investigativo del Gruppo Locri e il Comando provinciale di Reggio Calabria, riguarda in particolare l’individuazione delle proiezioni internazionali della ‘ndrangheta, in questo caso in Sud America, partite dall’Uruguay dove per diversi anni il latitante Rocco Morabito sotto falso nome e con attività di copertura, svolgeva l’attività di imprenditore nel settore della produzione e del commercio all’ingrosso di soia, si era creato anche una famiglia che vive lì, ma da lì governava come broker importantissimo il grande traffico di stupefacenti per conto della ‘ndrangheta verso l’Europa”.
“In Brasile – ha proseguito Angelosanto – Morabito non si nascondeva semplicemente “ma continuava a governare il grande traffico degli stupefacenti tant’è che si incontrava con appartenenti alla ‘ndrangheta di altri locali e continuava l’attività di broker pur nella posizione di rifugiato essendosi allontanato dall’Uruguay. Le attività investigative – ha aggiunto Angelosanto – hanno consentito di localizzarlo e per far questo abbiamo lavorato in stretta collaborazione con la polizia brasiliana e con l’Fbi e la Dea che ci ha supportato sotto il profilo informativo”.
Anche i comandanti provinciali dei Carabinieri di Torino e Reggio Calabria, colonnelli Francesco Rizzo e Marco Guerrini, hanno esaltato la straordinaria sinergia tra i reparti dell’Arma, innanzitutto, con le altre forze di polizia internazionali e con la magistratura. “Un segnale fortissimo – ha sottolineato il colonnello Guerrini – dato anche alle organizzazioni criminali, delle capacità delle istituzioni di rendersi partecipi di una rete di contrasto davvero efficace”.