Rende (CS) – L’emergenza sanitaria, infatti, ha enormemente stimolato la ricerca scientifica di base ed applicata per trovare cure efficaci contro questa malattia. In tempi rapidissimi, ed utilizzando metodiche ad Rna già sviluppate precedentemente, si è arrivati ad avere vaccini che hanno permesso una notevole diminuzione della circolazione del virus, ma lo sviluppo di varianti che possono inficiare la loro azione, ha anche stimolato la ricerca di cure mirate per le persone già infette.
Le ricerche in questo settore si sono mosse prevalentemente nella proposizione di anticorpi monoclonali che si sono dimostrati efficaci solo se la cura viene intrapresa nei primi stadi di sviluppo della malattia. Una via alternativa a questa strategia è quella di bloccare la diffusione del virus agendo sui meccanismi di replicazione e traslazione del virus, che avviene tramite reazioni catalizzate da diverse proteine tra le quali assume un’importanza particolare la proteina principale di Sars-Cov 2, Mpro, la cui struttura molecolare è stata determinata pochi mesi dopo la diffusione del virus a livello mondiale.
I molteplici studi effettuati mostrano che l’inibizione dell’attività di questa proteina rappresenta una promettente strategia per la cura dall’infezione da Covid-19. Il meccanismo di inibizione non è del tutto conosciuto anche se oggetto di una notevole mole di ricerche avviate in molteplici nazioni.
Fino ad ora, gli inibitori proposti sono molecole note come “Michael acceptor”. Un gruppo di ricerca del dipartimento di Chimica e tecnologie chimiche dell’Università della Calabria formato dai professori Tiziana Marino (autore corrispondente) e Nino Russo coadiuvati dalle dottoresse Isabella Romeo (assegnista di ricerca) ed Angela Parise (dottoranda nel corso di dottorato in Medicina Traslazionale – indirizzo Chimica, dell’Università della Calabria) ha proposto nuovi e potenti inibitori che agiscono con un meccanismo di reazione enzimatico diverso.
Lo studio, pubblicato recentemente sulla prestigiosa rivista “International Journal of Molecular Science” ha determinato, a livello atomistico, il meccanismo di azione di questi inibitori utilizzando metodiche computazionali basate sulla dinamica molecolare classica e su metodiche quantomeccaniche. Lo studio è di particolare interesse non solo per la spiegazione di questo meccanismo di azione ma anche per il fatto che come inibitori sono state utilizzate molecole tipo l’ebselen e suoi derivati la cui sperimentazione clinica per altre malattie è in fase avanzata.
Questo aspetto è importante poiché, oltre a dimostrare la potenza di inibizione di questi sistemi, la loro proposizione come eventuali farmaci anti-COVID-19 può avvenire in tempi rapidi poiché alcune fasi cliniche sulla tossicità di queste molecole sono state già eseguite. Lo studio è stato fatto utilizzando il supercomputer CRESCO dell’ENEA .