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giovedì, 28 Novembre, 2024
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Detenuti in rivolta nel carcere di Melfi nel 2020 per le misure anti-covid: Polizia esegue 29 misure cautelari

La Direzione Distrettuale Antimafia contesta i reati di sequestro di persona a scopo di coazione e di devastazione.

La Polizia di Stato di Potenza ha eseguito un’ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere nei confronti di 29 persone, tutte gravemente indiziate di aver preso parte attiva alla grave rivolta del 9 marzo del 2020 nella casa circondariale di Melfi (Potenza), nel più ampio contesto dei moti di protesta contro le misure restrittive imposte dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria per il contenimento dell’emergenza epidemiologica da Covid-19.

La presenza sul posto di personale specializzato in indagini antimafia della Polizia di Stato, ha permesso in sinergia con la Polizia Penitenziaria del carcere di Melfi, di pervenire nell’immediatezza dei fatti e già nel corso della notte all’acquisizione di una serie di elementi indiziari che, all’esito degli ulteriori approfondimenti investigativi, hanno portato la Direzione Distrettuale Antimafia a contestare i reati di sequestro di persona a scopo di coazione e di devastazione, per i quali è già stata formulata richiesta di rinvio a giudizio dinnanzi al Giudice dell’udienza preliminare di Potenza. L’esecuzione ha avuto luogo nelle province di Potenza, Bari, Crotone, Reggio Calabria, Napoli, Perugia, Livorno, L’Aquila, Oristano, Cuneo, Catanzaro, Agrigento, Palermo, Udine, Siracusa e Catania. L’operazione è stata condotta dalla Squadra Mobile di Potenza, con il coordinamento del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato ed il supporto e la collaborazione dei Reparti della Polizia Penitenziaria.

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Durante la rivolta personale sanitario e diversi agenti della Polizia penitenziaria, in servizio nell’istituto melfitano, rimasero sequestrati per circa nove ore. Nell’ambito dello stesso procedimento, l’ordinanza cautelare era stata già eseguita nel mese di settembre dello scorso anno nei confronti di altri undici detenuti che non avevano proposto ricorso per Cassazione e che l’ulteriore esecuzione ha avuto luogo a seguito dei rigetti e delle dichiarazioni di inammissibilità, da parte della Suprema Corte di Cassazione, delle impugnazioni proposte. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza, attraverso una attenta e meticolosa ricostruzione di tutte le fasi della protesta hanno permesso di risalire all’identità di tutti i detenuti di cui, ferma restando la presunzione di non colpevolezza, allo stato, si ipotizza il coinvolgimento a vario titolo nella grave sommossa, durante la quale personale sanitario e diversi agenti della Polizia penitenziaria, in servizio presso l’istituto melfitano, rimasero sequestrati per circa nove ore. Grazie all’immediato intervento delle Autorità di Pubblica Sicurezza e al dispositivo delle Forze dell’ordine fatto convergere sul posto, nonché all’impegno profuso dalla Polizia Penitenziaria di Melfi, fu possibile pervenire alla liberazione degli ostaggi riconducendo i facinorosi nelle camere detentive, a seguito di una lunga trattativa durante la quale i fautori della sommossa avevano provveduto anche alla stesura di un documento di richieste e rivendicazioni.

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