Azzerare gli infortuni sul lavoro è l’obiettivo prioritario a cui tutti aspirano. Soprattutto nel settore edile. Nel 2018, il più recente anno di rilevazione, la media di incidenti segnalati nel comparto edile nei paesi dell’UE è risultata tre volte superiore rispetto alla media di tutti gli altri settori. Secondo l’Health and Safety Executive, ente governativo britannico che promuove e tutela la salute e la sicurezza sul lavoro, si legge, il numero di decessi registrato nei cantieri edili del Regno Unito tra aprile 2020 e aprile 2021 è stato pari a 39, ossia più di un quarto rispetto al numero complessivo di incidenti mortali segnalati a livello nazionale (142). La media per il settore edile supera di ben quattro volte quella di tutti gli altri comparti produttivi.
“Dati sconcertanti – sottolinea Sebastiano Guzzi, Vice Presidente Nazionale Unilavoro Pmi- gli elevati tassi di mortalità e infortuni nel settore edile a livello globale, prosegue Guzzi, sono imputabili soprattutto alla pericolosità intrinseca del lavoro in cantiere, ma anche alla difficoltà di applicare controlli a contesti lavorativi in continuo cambiamento. Garantire la sicurezza dei cantieri edili è certamente una priorità, ma è anche vero, continua Guzzi, che i rischi per la salute sono tantissimi e si rilevano soprattutto in questo settore. Non solo morti e incidenti, ma anche altre conseguenze. Gli addetti ai lavori rischiano di contrarre malattie debilitanti, dalla dermatite causata dalla movimentazione di cemento fresco, alla perdita di udito dovuta al rumore degli strumenti ad alimentazione forzata d’aria. Contenere tutti questi rischi e massimizzare i livelli di salute e sicurezza in ambito edile è una priorità, che richiede una formazione efficace e partecipativa, e dispositivi adeguati. Questi sono i principali elementi che consentono di realizzare e mantenere un’organizzazione ineccepibile e responsabile!.
“Il lavoro nei cantieri- evidenzia la dottoressa Catia Pulice Amministratore Unico Di ‘Al Business’ – resta tra i più pericolosi, faticosi e usuranti, con una percentuale molto alta di infortuni. Nessun incidente avviene per caso, ma è sempre il risultato finale di scarsa formazione, o di mancanza di investimenti, o di imprenditori che ricorrono a contratti collettivi in dumping. Succede anche, continua Pulice, che a prendere e gestire un appalto siano imprese poco strutturate, che non vantano di importanti modalità di lavoro e perciò anche incapaci di offrire elevati livelli di qualità e di sicurezza. Ritengo necessario, e lo ribadisco da sempre, che oltre a favorire campagne sulla prevenzione e sulla formazione, vengano aumentati i poteri ispettivi e le sanzioni”.
“Il tessuto produttivo- conclude Guzzi- è costituito da tantissime imprese, di piccole e medie dimensioni, quindi serve un sistema che non determini soltanto un maggior controllo, ma anche assistenza per far rispettare le norme e per la formazione di cui abbiamo bisogno. Qualità del lavoro, salute e sicurezza, devono diventare priorità nazionali”.