Il 3 Maggio, nella biblioteca dell’azienda ospedaliera di Cosenza, si sono riuniti i segretari aziendali di NURSING UP, CISL, CGIL, UIL, FIALS ed FSI USAE. «Le organizzazioni sindacali segnalano ancora una volta la grave carenza di personale sanitario che ha portato nel tempo e non solo con la pandemia all’accorpamento di più reparti. Le figure sanitarie (Infermieri, OSS, tecnici di radiologia, Ostetriche, etc..) sono poche, per non parlare delle prossime scadenze di tanti contratti a tempo determinato. Nonostante la problematica sia stata portata all’attenzione del commissario più volte, la risposta è tardata o è risultata del tutto insoddisfacente. Nella disamina rientrano soprattutto i sanitari afferenti al comparto, lavoratori che portano sulle proprie spalle un cospicuo impegno fisico. Che il problema esista in sanità non è una grande scoperta per gli addetti ai lavori e generalizzare il tutto ventilando abusi dei benefici contrattuali risulta come al solito un’esagerazione che sposta l’attenzione dalle cause del problema ai lavoratori. Bisognerebbe chiedersi a chi giova scaricare le responsabilità sui singoli!
I sanitari vivono tutti i giorni ingiustizie e talvolta impotenti e rassegnati vedono i “manager di turno” addirittura premiati per gli obiettivi raggiunti, la domanda è: “Quali obiettivi sono stati conseguiti?” Intanto il personale continua a lavorare con turni e carichi di lavoro estenuanti al fine di garantire un minimo di assistenza sanitaria ai pazienti. Questa forbice sempre più stretta rispetto all’impegno psico fisico di tutti i sanitari rende sempre più sacrificato il lavoro in corsia e se a tutto questo aggiungiamo che la premialità covid è diventata un miraggio ( a differenza delle altre regioni) la bilancia propende su un solo lato causato anche da fattori impliciti come stress e vita privata. I carichi di lavoro, il demansionamento, il lavoro a turni in sé, la difficoltà ad usufruire delle ferie maturate sono solo la punta dell’iceberg. Sotto il pelo dell’acqua si trova la mancanza di motivazione dovuta a modelli organizzativi superati, assenza o carenza di servizi ai dipendenti come mense, convenzioni che in altre realtà sono di gran lunga superiori in termini di qualità e quantità.
Si potrebbe andare avanti esaminando vari fattori, che tendono a far fuggire il personale dedicato all’assistenza dalle corsie, bisognerebbe invece invertire la rotta verso la giusta direzione: mettere in campo strategie che rendano “accettabile” il lavoro in corsia e garantire i LEA (livelli essenziali di assistenza) e i LEP (livelli essenziali delle prestazioni).
Basterebbe organizzare il lavoro coinvolgendo veramente il personale nel raggiungimento degli obiettivi, stimolandolo e valorizzandolo come risorsa indispensabile per l’ente.
Per tutte queste ragioni le organizzazioni sindacali a breve chiederanno un incontro urgente con il prefetto di Cosenza per discutere di tali problematiche. Proclamato lo stato di agitazione»