Con l’arrivo del caldo e il conseguente incremento nella vendita del gelato anche i media nazionali e locali – come del resto avviene ogni anno – pubblicano articoli e diffondono servizi sull’argomento, che merita, al pari di altri, una particolare attenzione. Il caro prezzo, di cui abbiamo ampiamente parlato, sottolinea Sebastiano Guzzi, Vice Presidente Nazionale Unilavoro Pmi, colpisce anche i dolci e i gelati. Sono aumentati i prezzi del latte, della panna, dello zucchero, delle uova. L’innalzamento delle temperature, il desiderio di uscire dopo la fine dell’obbligo di mascherine, ha determinato un aumento considerevole dei consumi di gelato nel nostro Paese. Il tutto, nonostante un aumento dei prezzi che sfiora il 10% a livello nazionale. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base degli ultimi dati Istat su uno dei prodotti più amati da italiani e stranieri. Secondo l’associazione, a pesare sono soprattutto i costi energetici di cottura con aumenti del 69%.
A pesare sulla produzione il balzo dei costi di energia e materie prime per il conflitto in Ucraina che– sottolinea la Coldiretti – sta penalizzando fortemente le 39mila gelaterie nazionali che danno lavoro a 75 mila persone. Nelle gelaterie italiane – sottolinea la Coldiretti – vengono utilizzati ben 220 milioni di litri di latte, 64 milioni di chili di zuccheri, 21 milioni di chili di frutta fresca e 29 milioni di chili di altri prodotti durante l’anno con un evidente impatto sulle imprese fornitrici impegnate a garantire ingredienti di qualità. Prezzi elevati si segnalano, dai dati Istat, anche per tutte le componenti base dei dolci e dei gelati, dal burro che è aumentato dell’11,2%, allo zucchero in crescita del 5,2%, fino alla farina che segna un più 9, alle uova con +3,6%. In alcuni casi si avverte la difficoltà a produrre per la mancanza di ingredienti, come per l’olio di girasole impiegato in pasticceria per dolci e biscotti. Il gelato italiano, si legge, lo scorso anno ha registrato una crescita del 19,5% rispetto a quello precedente per un valore di 2,3 miliardi di euro, stima Coldiretti su dati Sigep. Un aumento che – continua la Coldiretti – si spera continui con il ritorno dei turisti nell’estate 2022, segnata dal superamento delle restrizioni legate alla pandemia Covid. “Negli ultimi anni – dice Coldiretti – si è registrato un vero e proprio boom delle agrigelaterie artigianali che garantiscono la provenienza della materia prima dalla stalla alla coppetta, con gusti che vanno dal latte di asina a quello di capra fino alla bufala, ma quest’anno è arrivato anche quello di latte di pecora”. “Una spinta – spiega l’associazione – che ha favorito la creatività nella scelta di ingredienti che valorizzano i primati di varietà e qualità della produzione agroalimentare nazionale, dal gusto di basilico fino al prosecco”. A confermarlo, precisa Guzzi, è un nostro associato, Giovanni Castaldo, titolare della gelateria artigianale 21.12, il quale “il gelato artigianale è caratterizzato dall’uso di materie prime fresche quali panna, latte e frutta.
E’ un prodotto nuovo e più genuino perché, a differenza di quello industriale, contiene una minor quantità di grassi e una minor quantità d’aria; Inoltre, precisa, sono assenti o presenti in quantità molto più moderata, i conservanti, tant’è che si tratta di un prodotto deperibile che deve essere consumato entro tre o quattro giorni. La produzione del gelato industriale, sottolinea Castaldo, è meno accurata e meno selettiva. Quella del gelato artigianale è invece più esigente e più scrupolosa. La scelta di produrre gelati di grande qualità, prosegue, ci induce a fare un’attenta e accuratissima selezione degli ingredienti, dal latte alla frutta, che sono rigorosamente freschi con gusti a ‘chilometri zero’ perché spesso ottenuti da prodotti locali che non devono essere trasportati con mezzi che sprecano energia ed inquinano l’ambiente”. Una nuova scuola di pensiero insomma, che ci porta a fare una scelta di qualità, che paghiamo a caro prezzo. Le gelaterie artigianali, conclude Castaldo, devono infatti fare i conti con aumenti eccessivi e smisurati. L’effetto dei rincari su energia e materie prime è stato, e continua ad essere devastante e incontrollabile.