Si sono svolti questa mattina all’alba e senza corteo i funerali di Nicola Arena, il boss della ‘ndrangheta malato da tempo morto, due notti fa, all’età di 85 anni nella sua abitazione di Isola Capo Rizzuto (KR). Lo ha disposto, per motivi di ordine pubblico, il questore di Crotone, Marco Giambra. Ai funerali di Arena, che si sono svolti nel cimitero di Isola Capo Rizzuto, è stata consentita la partecipazione soltanto dei parenti più stretti.
Il nome di Nicola Arena diviene noto alle forze di polizia già sul finire degli anni Sessanta; all’epoca della prima denuncia per pascolo abusivo aveva appena quindici anni. Qualche anno dopo viene deferito anche per furto e minacce.
Il curriculum si arricchisce negli anni Settanta con le denunce per associazione a delinquere ed estorsione. Nel 1978 viene fermato per tentata strage e detenzione di esplosivi. Finche’ a maggio del 1993 la magistratura spicca un ordine di cattura nei suoi confronti, nell’ambito dell’operazione Delta portata a termine contro diversi esponenti delle cosche di Isola Capo Rizzuto, con l’accusa di associazione mafiosa, ma a quel punto Nicola Arena decide di darsi alla latitanza; sarà catturato dai carabinieri tre anni più tardi.
All’alba del 6 luglio 1996, infatti, i carabinieri del comando provinciale di Crotone sorprendono Nicola Arena in un terreno di sua proprietà in località Meola, su una collina dalla quale si domina la costa tra Marinella e Le Cannelle. Appena poche ore dopo la sua cattura, il Tribunale di Crotone legge la sentenza con la quale lo condanna a 10 anni di reclusione. Ai quali si assommano altri 4 anni di reclusione che nell’ottobre 1998 gli vengono inflitti dalla corte d’appello per una serie di estorsioni ai danni dei villaggi turistici Valtur di Isola Capo Rizzuto e di Simeri Crichi.
Nicola Arena, dopo aver espiato la pena, il 7 gennaio del 2010 era tornato in libertà ma aveva iniziato a scontare ai domiciliari un’altra condanna a 6 anni e 10 mesi, per rapina ed estorsione aggravata dal metodo mafioso, fatti che risalgono ad un periodo compreso tra il 1990 e il 1991. Durante la sua detenzione gli sono stati sequestrati e poi confiscati numerosi terreni agricoli e fabbricati che sono stati assegnati al Comune di Isola Capo Rizzuto e affidati a cooperative sociali. L’ultima condanna che lo riguarda è del 2019 quando venne ritenuto colpevole di turbativa d’asta (ma assolto dall’accusa di associazione mafiosa) nel processo Insula nato dall’ipotesi di interferenze nella gestione di alcuni terreni che gli erano stati confiscati.