Lamezia Terme – “Al sangue versato che non secca mai”: il libro dello scrittore e giornalista Roberto Saviano è dedicato alla memoria del magistrato simbolo della lotta alla mafia, Giovanni Falcone. Il racconto si apre con una data e un luogo: “Corleone, 1943”. Il riferimento è legato alla morte del magistrato, a partire dalle ragioni e dai personaggi che stanno alla base delle stragi del ’92.
A Corleone, nel 1943, Toto Riina aveva assistito allo sterminio della sua famiglia. È da lì che inizia l’ascesa criminale del boss a capo dell’organizzazione piramidale di Cosa Nostra, i cui crimini permisero l’avvio del Maxiprocesso. “Trent’anni dopo, il clima in Italia e in Sicilia è cambiato, sono cambiate le leggi e le consapevolezze – osserva Saviano – ma il dibattito sulla criminalità non occupa spazio di rilievo nelle cronache e l’economia illegale è in ascesa”.
Nel libro e sul palco, viene onorata la memoria di Falcone, ripercorrendone i passi. Fil rouge del dialogo tra il pubblico in piazza e il giornalista è la corruzione sistemica intrinseca nella storia d’Italia di ieri e di oggi. L’excursus storico ripercorre il rapporto tra Cosa Nostra e politica, a cominciare dagli omicidi di Michele Reina, segretario provinciale della Democrazia cristiana, di Piersanti Mattarella, all’epoca dei fatti presidente della Regione Sicilia, e quello nel 1982 di Pio La Torre, leader del Pci che aveva denunciato i legami tra il sindaco Ciancimino e la mafia siciliana. Seguiti poi dagli attentati a magistrati come Rocco Chinnici, a giornalisti, investigatori e superprefetti come Carlo Alberto dalla Chiesa. Una scia di sangue, quella versata negli anni 80, che sarà solo il preludio della stagione delle stragi.
La narrazione si sposta sulla storia del giudice dimenticato Antonino Saetta, Presidente della Corte d’appello di Palermo raggiunto, insieme a suo fratello, da una raffica di mitra proveniente da una vettura che improvvisamente li affianca. Per l’uccisione del capitano Emanuele Basile, Saetta aveva decretato la condanna di Giuseppe Puccio, Armando Bonanno e Giuseppe Madonia. Proprio per questo, era il candidato più probabile a ricevere la nomina di presidente del Maxiprocesso di Palermo a Cosa Nostra. Antonino Saetta è stato il primo magistrato giudicante ucciso dalla mafia.
Si torna su Falcone e i suoi due anni alla procura palermitana, segnati da continui attacchi alla sua credibilità. Secondo le accuse, avrebbe insabbiato le indagini sul coinvolgimento di alcuni politici, come il parlamentare della Dc Salvo Lima, in delitti di altre figure politiche, come Mattarella e Reina. Si arriva al ’92, col giudice sempre più isolato da varie correnti politiche e giudiziarie.
Poi l’inferno: in un caldo sabato di maggio un’esplosione squarcia l’autostrada che collega l’aeroporto di Punta Raisi a Palermo, nei pressi dell’uscita per Capaci: 5 quintali di tritolo distruggono cento metri di asfalto e fanno letteralmente volare le auto blindate. Muoiono Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo, e i poliziotti della scorta Antonino Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo.
Saviano legge al pubblico l’ultima pagina del suo libro, che coincide con gli ultimi momenti di vita del magistrato. “Il coraggio si sceglie, non capita”: è il saluto dello scrittore a Trame Festival.
(fonte: tramefestival)