Dalla relazione al Parlamento per il secondo semestre 2021 della Direzione Investigativa Antimafia emerge, ancora una volta, l’impermeabilità al fenomeno del pentitismo all’interno della ‘ndrangheta che- si legge- è dovuta alla “forte connotazione familiare” dell’organizzazione criminale calabrese. Ciò nonostante pare che si stia cominciando a incrinare per il “numero sempre crescente” di ‘ndranghetisti che decidono di collaborare con la giustizia”.
Sul fronte dell’analisi economica -prosegue la relazione della DIA: i maggiori proventi restano legati narcotraffico: i sodalizi calabresi si confermano “interlocutori privilegiati con le più qualificate organizzazioni sudamericane garantendo una sempre più solida affidabilità” e il settore non ha fatto registrare flessioni significative, neanche nell’ultimo periodo e nonostante le limitazioni alla mobilità per la pandemia.
Non solo traffici, ma anche interessi nella produzione, con “il rinvenimento di numerose piantagioni di cannabis coltivate in varie aree della regione“: si tratta – secondo la Dia – di una circostanza che allo stato non permette di escludere “il coinvolgimento della criminalità organizzata nel fenomeno della produzione e lavorazione in loco di sostanza illecita destinata alla commercializzazione”.