Nel mondo ci sono cinque luoghi nei quali la popolazione ultra centenaria è superiore rispetto alla media del pianeta. Luoghi nei quali incontrare persone di 110 anni, ancora lucide e in discrete condizioni di salute, non è poi così raro. Uno di questi «paradisi» della longevità definiti «blue zone» – si trova in Italia, dove esiste però anche un secondo luogo molto speciale. A individuare queste aree caratterizzate da stili di vita sani e qualità di vita tendenzialmente alta, è stato il giornalista americano Dan Buettner, in collaborazione con la rivista National Geographic e con un pool di ricercatori specializzati in longevità. Le cosiddette «zone blu» nel mondo sono Okinawa in Giappone (l’isola più longeva al mondo per l’alta percentuale di centenari e donne over 90), Loma Linda in California (la comunità di Avventisti vive mediamente dieci anni in più rispetto al resto della popolazione), Nicoya in Costa Rica (la penisola è la seconda al mondo per la più alta presenza di centenari maschi), Ikaria in Grecia (è l’isola in cui la maggior parte degli abitanti supera i 90 anni d’età) e la Sardegna (in particolare la provincia di Nuoro, caratterizzata dalla più alta concentrazione al mondo di centenari uomini).
E poi c’è una zona particolare della Calabria, che comprende alcuni Comuni dell’Aspromonte, diventata oggi oggetto di studio proprio per i dati sulla longevità della sua popolazione. La concentrazione di centenari in questi territori non è frutto del caso, della genetica o di sole condizioni ambientali. Ma di un mix di elementi che permettono a chi vive da queste parti di condurre un’esistenza sana e tendenzialmente felice che porterebbe a vivere più a lungo.
A quanto pare l’elisir di lunga vita è garantito da una dieta prevalentemente vegetariana, dall’attività fisica quotidiana e regolare, da una struttura sociale in grado di mettere al centro individuo e famiglia e anche dalla forte presenza di fede religiosa e spiritualità. Proprio in Italia esistono due fra le zone del mondo nelle quali queste condizioni permettono alla popolazione di vivere di più. Una è stata individuata nella provincia di Nuoro, l’altra si estende fra i Comuni di Varapodio, Molochio e Oppido Mamertina, in Calabria. In generale il nostro Paese si conferma comunque come uno dei più longevi del pianeta.
Secondo gli ultimi dati resi noti dall’Istat, gli ultra centenari nel nostro Paese sono 17.177, l’83 per cento dei quali è costituito da donne. Ben 1.111 cittadini sono riusciti a spegnere la 105esima candelina, mentre sono 17 le signore che hanno compiuto 110 anni. Numeri da primato, che dal 2009 al 2021 hanno continuato a migliorare fino a portare la popolazione ultra centenaria a crescere del 136 per cento. Proprio per questo l’Italia è finita nel mirino dei ricercatori.
Nel cuore dell’Aspromonte ha infatti preso il via il primo studio nazionale sugli effetti della cosiddetta «dieta della longevità», a cura della Fondazione Valter Longo, fondata nel 2017 per portare avanti attività di ricerca e cura in relazione alle problematiche legate all’alimentazione.
Il progetto, nato dalla collaborazione con la University of Southern California, l’università della Calabria e l’università di Palermo, intende dimostrare come il regime alimentare possa influenzare le condizioni di salute, riducendo la percentuale di massa grassa, migliorando l’età biologica e diminuendo i fattori di rischio per le malattie. E lo fa proprio in questa zona remota della Calabria, che mostra numeri di ultra centenari ancora in vita simili a quelli delle blue zone ufficialmente riconosciute.
«L’Italia mostra dati molto alti sia nella provincia di Nuoro sia in Aspromonte. Ma non solo chiarisce Antonluca Matarazzo, direttore generale della Fondazione Valter Longo -. Ci sono anche aree della Liguria caratterizzate da livelli di longevità superiori alla media nazionale. Questi dati sono costantemente cresciuti negli ultimi anni, anche se adesso assistiamo a un processo allarmante. Che parte proprio dalla Calabria». Questa vera e propria isola felice della lunga vita sta infatti progressivamente cambiando abitudini e regimi alimentari, rischiando di innescare una sorta di inversione di tendenza. «Questo territorio per secoli ha rappresentato un esempio virtuoso prosegue l’esperto -. La popolazione sta però lentamente abbandonando le proprie abitudini e così rischia di perdere il primato in fatto di longevità». Perché lunga vita e alimentazione sana sono un binomio inscindibile. «Attualmente il 44 per cento dei calabresi mostra un eccesso di peso, così come il 42,1 per cento dei bambini dice Matarazzo -. La media nazionale è ferma al 29,7 per cento. Inoltre proprio in Calabria c’è un numero elevatissimo di adulti affetti da malattie croniche come diabete e cardiopatie».
Proprio per questo la Fondazione ha scelto l’Aspromonte come laboratorio a cielo aperto per scoprire i segreti della lunga vita. E diffondere abitudini sane, in grado di preservare questo record positivo anche in altri luoghi del mondo.
Per 18 mesi i 501 partecipanti, divisi in tre gruppi omogenei, seguono tre regimi alimentari diversi. «Il primo è un gruppo di controllo, che continua ad alimentarsi secondo le proprie abitudini. I componenti del secondo gruppo seguono invece ogni due mesi la dieta mima digiuno e per il resto continuano a mangiare normalmente. Al terzo gruppo, oltre alla dieta mima digiuno ogni due mesi, vengono dati dei consigli alimentari in linea con la dieta della longevità», spiegano dalla Fondazione. Fra un anno e mezzo sarà possibile verificare in che misura l’alimentazione incida sull’aspettativa di vita. E in che modo la cosiddetta dieta della longevità possa preservare le blue zone.
«Questo regime prevede un’alimentazione a base soprattutto di cibi di origine vegetale come legumi, cereali integrali, verdure, frutta a guscio e altri prodotti locali, tra cui i limoni afferma il biogerontologo e biologo cellulare italo-americano Valter Longo -. Quanto agli alimenti di origine animale, fino ai 65 anni è contemplato principalmente il consumo di pesce due o tre volte alla settimana, soprattutto azzurro e di piccole dimensioni, data la miglior qualità nutrizionale e la minor presenza di inquinanti, in particolare di metalli pesanti. Dopo i 65 anni di età, il quantitativo di proteine può aumentare, per contrastare la perdita di massa muscolare e ossea che si ha con l’età». Eppure molta parte della popolazione italiana è lontanissima da questo regime. Nell’arco degli ultimi trent’anni, l’aumento dell’incidenza del sovrappeso è stato del 30 per cento e l’obesità è aumentata addirittura del 60 per cento.
L’ultimo report nazionale sul tema dimostra che quasi la metà degli italiani è in sovrappeso. Condizione che riguarda dunque oltre 23 milioni di cittadini e ben il 25 per cento di chi ha da tre a 17 anni. Quanto all’obesità, questa patologia colpisce cinque milioni di persone nel nostro Paese e, in mancanza di una netta inversione di tendenza, secondo l’Oms da qui al 2030 la prevalenza di obesità raddoppierà, arrivando a colpire il 70 per cento della popolazione se sommata al sovrappeso. «Tutto questo potrebbe incidere sulla longevità, visto che già oggi è più difficile rispetto al passato che un bambino possa aspirare a una vita particolarmente lunga conclude Matarazzo -. Il nostro studio intende proprio mettere a punto interventi di prevenzione, attraverso una sensibilizzazione che faccia capire quanto gli stili di vita sani e corretti possano davvero rappresentare un elisir di lunga vita».
(Daniela Uva- ilgiornale.it)