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giovedì, 13 Febbraio, 2025
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Autonomia differenziata, l’idea del ministro Calderoli che beffa il Sud per garantire i Lep a livello nazionale

Nelle scorse settimane il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge elaborato dal ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, inerente l’autonomia differenziata delle Regioni. L’idea alla base dell’autonomia differenziata è che le Regioni a statuto ordinario possono chiedere di avere competenza esclusiva su alcune materie. Tra queste: l’istruzione, la valorizzazione dei beni culturali e ambientali, il commercio con l’estero, la gestione di porti e aeroporti, le reti di trasporti. In passato, ci avevano provato già Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna attraverso singoli accordi con il Governo. Ma l’approvazione di una legge sull’autonomia differenziata, nelle intenzioni dei promotori, serve a semplificare e uniformare i passaggi per tutte le Regioni.

Un passaggio decisivo per arrivare all’approvazione di una legge sull’autonomia differenziata riguarda i Livelli essenziali di prestazione (Lep). Si tratta di soglie minime di servizi che vanno garantite a tutti i cittadini sul territorio nazionale. Una norma espressamente prevista dalla Costituzione per tutelare i diritti sociali e civili di tutti gli individui. La bozza presentata da Calderoli prevede che i Lep vanno decisi entro un anno dall’entrata in vigore della legge sull’autonomia, attraverso appositi decreti del presidente del Consiglio (Dpcm). Prima, però, sarà un’apposita Cabina di regia a stabilire e individuare i Lep per ogni settore. Una volta emanati i Dpcm sui Lep, toccherà alla Conferenza unificata e al Parlamento dare il via libera. Solo a quel punto, le Regioni potranno inviare al Governo le proprie proposte sulle materie per cui chiedere la competenza esclusiva. Da lì partirà un negoziato tra la Regione e l’esecutivo e, una volta raggiunta un’intesa, si passerà ancora dalla Conferenza unificata e dal Parlamento. Con il loro via libera, il Consiglio dei ministri potrà dare l’ok all’intesa, che verrà inviata alla Regione per l’approvazione. A quel punto, il Governo tramite un disegno di legge darà il via libera definitivo. Ma sarà ancora il Parlamento ad avere voce in capitolo: con la maggioranza assoluta dei voti, l’accordo con la Regione che aveva fatto richiesta potrà finalmente entrare in vigore.

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Ma proprio sulle risorse economiche da utilizzare per garantire i Lep si sta aprendo una forte polemica che, ancora una volta, mette in contrapposizione il Sud e il Nord del Paese. Il ministro Calderoli, in un’intervista al Corriere della Sera del 25 marzo scorso, ha detto che “…un’idea maturata insieme al ministro Raffaele Fitto sulla base dell’articolo 119 della Costituzione” possa consentire di “usare i fondi nazionali di sviluppo e coesione ed europei per recuperare il gap che oggi esiste tra le Regioni”, ipotizzando che tra il settennato passato e quello in corso si potrebbe fare affidamento su circa 200 miliardi oltre ai fondi derivanti dal Pnnr.

La questione non è di poco conto considerato che i fondi europei e di sviluppo e coesione sono destinati al Sud e che, come indicato dalla Costituzione, questi siano complementari rispetto alle risorse nazionali. Insomma, utilizzare somme ancora non spese e destinarle alla “distribuzione” nazionale rappresenterebbe, di fatto, una nuova beffa per i cittadini del Mezzogiorno.

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