Una soluzione pro concorrenza, che sia in grado di chiudere una vicenda che si trascina da decenni. La Ue insiste perché il governo italiano riveda, e in fretta, la sua posizione sulle concessioni balneari. La proroga al 2024 dello status quo è già stata bocciata dal Consiglio di Stato e Bruxelles è pronta a inviare, già nelle prossime quarantotto ore, un parere motivato con la richiesta all’Italia di adeguarsi entro due mesi alle regole imposte dalla direttiva Bolkestein. Il passo successivo sarebbe il deferimento alla Corte di Giustizia Ue, con tutte le conseguenze legate.
Le posizioni sono piuttosto chiare, e difficilmente conciliabili. La Commissione Ue ritiene che tutte le concessioni debbano andare a gara, rompendo un regime di sostanziale monopolio da parte di chi ha già in mano gli spazi sulle spiagge, che sono patrimonio del Demanio. Il governo, spinto dalle istanze della forze della maggioranza, Lega in testa, sostiene invece che vada difesa la posizione di tante piccole imprese familiari italiane. In mezzo, insieme al principio basilare della concorrenza, ci sono anche i rapporti complessivi tra Roma e Bruxelles.
Con la revisione dei target del Pnrr in ballo, con la discussione sulle nuove regole di bilancio tutta da fare, con la mancata ratifica della riforma del Mes, le concessioni balneari sono un terreno particolarmente accidentato in questa fase.
Anche perché l’incertezza che inevitabilmente accompagna il limbo in cui ci si trova, finisce per alimentare sul territorio situazioni di profondo disagio per tutti, amministrazioni locali, esercenti e utenti. Il caso dei sequestri a raffica sul litorale di San Felice Circeo, in provincia di Latina, per difformità tra le concessioni e lo stato reale degli stabilimenti, sono la spia di una situazione spesso oltre il confine della legalità che segnala il cortocircuito tra il lassismo di decenni e l’esigenza di ritrovare, rapidamente, un punto di contatto con la legge.
In questo quadro, le indiscrezioni che trapelano da Bruxelles trovano interpretazioni perfettamente contrapposte tra maggioranza e opposizione.
(Adnkronos)