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sabato, 23 Novembre, 2024
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Inquinava il fiume Neto: sequestrata discarica “Vetrano” tra i territori di Cosenza e Crotone

I carabinieri del Nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo, emesso dal Tribunale di Cosenza su richiesta della locale Procura della Repubblica, della discarica consortile di San Giovanni in Fiore, ubicata in località ‘Vetrano’, a cavallo tra le province di Cosenza e Crotone, di proprietà del Consorzio Valle Crati, per inquinamento ambientale del fiume Neto, che sfocia nel territorio di Crotone, e del torrente Vardavecchia. Oltre alla discarica sono state sottoposte a vincolo cautelare le opere di collettamento, raccolta e scarico del percolato.

Le indagini, condotte dai militari del Nipaaf, hanno consentito di indagare quattro soggetti, perché, in cooperazione tra loro, cagionavano colposamente la compromissione ed il deterioramento delle acque del fiume Neto e del canale Vetrano-Vardavecchia, sversandovi svariati quantitativi di percolato, prodotto all’interno della discarica consortile, con valori di Bod, Cod, azoto ammoniacale, alluminio, ferro e solidi sospesi totali, al di sopra dei limiti previsti dalla normativa vigente.

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Nel corso delle attività di indagine e durante numerosi sopralluoghi mirati, eseguiti anche in orario notturno, le acque oggetto dell’inquinamento si presentavano maleodoranti, intrise di schiume e di aspetto torbido. Le indagini hanno pertanto permesso di verificare l’emissione di percolato prodotto dalla discarica che fuoriuscendo da diversi punti e scorrendo lungo i teli di copertura, proseguiva il suo percorso per poi confluire, attraverso un’apposita condotta, nelle acque del Vallone Vetrano-Vardavecchia, senza subire alcun processo depurativo.

Il campionamento delle acque del canale eseguite dai Carabinieri Forestale e le risultanze analitiche, condotte presso i laboratori Arpacal della Regione Calabria, hanno consentito di certificare il grado di inquinamento delle acque superficiali del corpo recettore, rilevando parametri chimico/fisico/biologici oltre il valore limite, con un livello di contaminazione persistente del tratto fluviale, anche più a valle dello sversamento del rifiuto.
Le indagini hanno accertato, anche attraverso un accurato esame documentale, che le problematiche relative alla perdita del percolato attraverso punti di rottura del telo di copertura, erano note da tempo.

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