Pino Masciari, imprenditore edile catanzarese che, ormai quasi trent’anni fa, ebbe il coraggio di denunciare i soprusi della ‘ndrangheta verso le sue aziende e il sistema di collusione tra criminalità organizzata e politica, attraverso un post sui propri profili social ha voluto sfogarsi sulle condizioni di vita in cui lui, e altri testimoni di giustizia, sono costretti a vivere. “Ogni iniziativa a sostegno di chi affronta e si oppone a viso aperto all’arroganza e alla violenza della ‘ndrangheta – scrive l’imprenditore entrato nel 1997 nel programma speciale di protezione – è ovviamente un segnale positivo. Ma mi chiedo dove sia il vero problema e perché troppo spesso l’iniziativa di introdurre modalità di risoluzione di gravi criticità debba venire dalle vittime e non da chi siede nei luoghi preposti alla gestione istituzionale della lotta alla mafia. Cos’è più difficile: individuare, adottare e realizzare forme di premialità, di sostegno, o invece, a causa di un sistema che si è rivelato completamente inadeguato, restituire la vita e il lavoro a chi denuncia? La ‘ndrangheta esercita il proprio potere colpendo tutti… addirittura ha imposto un cartello per il prezzo del pane. Non è un problema solo dell’imprenditoria”.
“Il piccolo commerciante che denuncia – continua Masciari – l’estorsione spesso riferisce di perdere la clientela, anche per una forma di condizionamento ambientale che schiaccia ogni tentativo di ripartenza. Non ci sono soluzioni facili, soprattutto quando a mancare è uno Stato forte a fianco dei suoi cittadini, che non sia perennemente sotto scacco della criminalità organizzata. Ai testimoni di giustizia andrebbe garantita la sicurezza senza l’isolamento, senza l’esilio e assicurata la ripresa lavorativa, per riallacciare la propria vita là dove si era interrotta a causa delle violenze subite. Finora però ci sono state solo parole.”
“La condizione dei testimoni di giustizia – conclude – è ancora inaccettabile: soli, isolati, in alcuni casi come il mio anche esiliati, e senza prospettive di futuro. Ognuno ha le sue responsabilità. In particolare chiedo: cosa ha fatto la Regione Calabria a sostegno dei testimoni di giustizia calabresi? C’è sempre tempo per fare… ma la speranza, dopo una vita trascorsa come la mia, comincia irrimediabilmente ad affievolirsi”.