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venerdì, 29 Novembre, 2024
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Sicurezza stradale, Guzzi (Unilavoro Pmi): Esiste connessione tra velocità e numero di incidenti

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ogni anno, in tutto il mondo, muoiono circa 1,35 milioni di persone in incidenti stradali. Non solo automobilisti, ma anche un numero ingente di pedoni, ciclisti e motociclisti. Oltre il 90% di tutti gli incidenti, si sottolinea nel rapporto, è causato da errori del guidatore: velocità eccessiva, distrazione, uso del cellulare, scarsa attenzione, uso di alcool o di droghe. Una serie di comportamenti scorretti, difficilmente educabili. A sottolinearlo è Sebastiano Guzzi, Vice Presidente Nazionale Unilavoro Pmi.

Nel 2022, si legge ancora, si sono verificati in Italia 165.889 incidenti stradali con lesioni a persone; le vittime sono state 3.159 e i feriti 223.475. Rispetto all’anno precedente i morti sulle strade sono aumentati del 9,9% così come il numero di incidenti e feriti (+9,2%). Dati sconcertanti che destano molta preoccupazione e che inducono a riflettere sulle cause e sulle soluzioni, che devono essere valide, risolute e immediate. Il 2023, evidenzia l’imprenditore lametino, è stato contrassegnato da tantissimi incidenti in cui sono stati coinvolti automobilisti, pedoni e ciclisti. Tutto questo è dovuto, è il caso di sottolinearlo a più riprese, a una serie di comportamenti scorretti dell’uomo riassumibili in eccesso di velocità, guida distratta e pericolosa, mancato rispetto della precedenza e della distanza di sicurezza, assunzione di alcool e sostanze stupefacenti, uso del telefonino. Gli incidenti stradali – continua Guzzi- rappresentano una delle principali cause di morte a livello globale. Bisogna riconoscere l’importanza del problema e la necessità di agire. Nella sua strategia 2021-2030 per raggiungere la sicurezza stradale globale, l’Organizzazione Mondiale della Sanità chiede di introdurre limiti a 30 km/h nelle città. Ridurre la velocità, spiega l’Oms, significa infatti diminuire l’esposizione al rischio di chi guida e dei pedoni che possono entrare in contatto con il mezzo: una riduzione del 10% della velocità comporta una riduzione del 30% dei decessi. A Londra, per esempio, il piano urbanistico Vision Zero mira ad azzerare i morti e i feriti sulle strade entro il 2030 con l’istituzione di diverse zone 30, la trasformazione di 73 incroci individuati come pericolosi in luoghi più sicuri per pedoni e ciclisti, la messa in sicurezza di strade e piste ciclabili. Dal monitoraggio della Transport for London road network, emerge che dal 2018 gli incidenti che coinvolgono i pedoni sono diminuiti del 36% e quelli mortali o che causano lesioni gravi del 25%, incoraggiando inoltre i cittadini ad abbandonare l’auto. A Helsinki e Oslo i limiti di velocità sono stati inaspriti per decenni e ridotti nuovamente nel 2019, quando il limite è sceso a 30 km/h sulla maggior parte delle strade residenziali e del centro città, e a 50 km/h sulle strade principali nelle aree suburbane. In entrambe le città, per la prima volta, nel 2020 non si sono registrate morti da quando, negli anni ‘60, è iniziato il monitoraggio.

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La velocità sulle strade- rimarca Guzzi- corrisponde a più incidenti mortali. Lo confermano le statistiche ed è emerso dallo studio pubblicato qualche anno fa dall’International Transport Forum, l’organizzazione intergovernativa che si occupa a livello mondiale dei trasporti e della loro sicurezza, secondo cui un aumento del 10% nella velocità media del traffico porta ad una crescita del 20% di incidenti con feriti, un incremento del 30% di feriti e morti sulle strade per arrivare a un +40% di incidenti mortali. La ricerca ha preso in esame 11 casi di studio in 10 Paesi nel mondo – Italia, Danimarca, Francia, Austria, Israele, Italia, Norvegia, Australia, Stati Uniti, Svezia e Ungheria – dove sono stati modificati i limiti di velocità o introdotti sistemi di controllo automatico. In Italia, il Safety Tutor. Dai risultati- conclude Sebastiano Guzzi, è arrivata la conferma che a velocità più basse corrispondano strade più sicure, e che esiste una connessione importante tra velocità e numero di incidenti.

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