«C’è un buchino qui, non vorrei che ci fosse una telecamera. Hai un cacciavite?». Inizia così, con questa frase, quasi sussurrata, l’inchiesta a Rende del programma tv di Italia 1 Le Iene. Ci troviamo in un appartamento a Quattromiglia, posizione strategica per chi studia all’Università della Calabria e, provenendo da fuori provincia o regione, sceglie di prendere casa in affitto. Perché l’ateneo di Arcavacata, da lì, può essere raggiunto in brevissimo tempo con i mezzi o, addirittura, anche a piedi. L’ideale per chi vuole vivere appieno la sua esperienza da studente. Ma quella che, all’apparenza, si presentava come una grande comodità per una 21enne studentessa di Biologia, si è trasformata letteralmente in un incubo.
Torniamo alla frase originaria: «C’è un buchino qui, non vorrei che ci fosse una telecamera. Hai un cacciavite?». La voce che lancia il servizio di Italia 1, realizzato dalla giornalista Alice Martinelli, è quella del fidanzato della ragazza in questione: mentre sono in camera insieme, si accorge che la plafoniera posizionata sulla camera da letto emette una luce blu attraverso un forellino. Da qui il sospetto («Qualcuno ci starà riprendendo») e la richiesta dell’attrezzo per smontare il portalampada. Poi, l’inquietante scoperta: un circuito con una miniottica collegata a una scheda di memoria che, successivamente, si scoprirà collegata alla wi-fi (con tanto di sensori in grado di inviare una notifica quando in quella zona della casa transita qualcuno).
La ragazza fuori sede, effettuata la scoperta, si rivolge anche ai carabinieri che perlustrano il resto della casa in affitto (in cui vivevano altre quattro studentesse) e trovano altre minitelecamere, piazzate nella altre stanze, più una all’ingresso dell’appartamento. A piazzarle, stando alla ricostruzione giornalistica, sarebbe stato il proprietario di casa, intercettato proprio da Le Iene. «Ci diceva anche come disporre i letti nelle camere, giustificando questa sua richiesta con la presenza degli spiriti dei morti, da scacciare proprio posizionando correttamente i mobili». Una storia da brividi, su cui si sta facendo luce.