(Adnkronos) – "Nei 60 anni di vita dell'Adnkronos l'eco di 60 anni d'Italia": il Sole 24 Ore dedica un servizio all'Agenzia di stampa "nata dalla fusione delle agenzie Kronos (fondata nel 1951 da Pietro Nenni) e Adn (Agenzia Di Notizie, fondata nel 1959 da Amintore Fanfani). Giuseppe Pasquale Marra, detto Pippo, editore e presidente, direttore e cronista, ha mandato alle stampe un libro che celebra e racconta i sessantāanni della agenzia: "Il 24 luglio 1963, la nuova testata vede per la prima volta la luce. Siamo in un mese cruciale, alla vigilia di una svolta che vedrĆ il Partito socialista entrare nella stanza dei bottoni, per usare lāespressione coniata da Pietro Nenni e annotata nel suo diario: 'Solo cosƬ, e solo allargando la base democratica dello Stato attraverso la partecipazione sempre piĆ¹ larga alla vita civile dei lavoratori e dei nuovi ceti culturali e sociali e attraverso la valorizzazione dei sindacati, solo rafforzando il controllo parlamentare sarĆ possibile dare sostanza e concretezza allāingresso dei socialisti nella stanza dei bottoni'". Ā La vicenda della Adnkronos, agenzia di stampa generalista, ĆØ la vicenda del Paese. Scrive nel suo contributo la presidente del Consiglio Giorgia Meloni: "La redazione giornalistica ha collezionato in questi sei decenni di attivitĆ numerosi scoop ed esclusive. Penso su tutti al 13 maggio 1981: lāAdnkronos ĆØ stata lāagenzia che ha catturato e diffuso la foto della pistola puntata da Mehmet AlƬ Agca contro San Giovanni Paolo II nellāattentato in piazza San Pietro". La vicenda della Adnkronos ĆØ anche la storia di una minoranza ā il socialismo laico ā che non accetta la condizione di minoritĆ conferita dal trovarsi ā culturalmente e politicamente, quindi anche editorialmente ā schiacciata fra i due grandi monoliti: il Partito Comunista e la Democrazia Cristiana. Ricorda Ugo Intini, a lungo giornalista dellāĀ«Avanti!Ā» e poi parlamentare del Psi e portavoce del suo segretario Bettino Craxi: "Nel 1978 mi sono trasferito a Roma come direttore dellāĀ«Avanti!Ā», ho conosciuto Pippo Marra, che nel frattempo ne era diventato presidente, e ho assistito alla success story dellāagenzia, legata dapprima alla collaborazione tra Marra e lāindustriale Bracco, che ne aveva preso il controllo, poi alla instancabile attivitĆ del solo Marra. Il monopolio dellāinformazione era ormai incrinato ma, ancora negli anni 80, quella che ĆØ stata definita la egemonia culturale comunista faceva sentire il suo peso. Non solo i dirigenti di Ā«RepubblicaĀ», ma anche quelli del Ā«Corriere della SeraĀ», della Ā«StampaĀ», di quasi tutti i maggiori quotidiani e della Rai avevano un occhio di riguardo per il Pci. Gramsci aveva teorizzato esattamente questa egemonia". Ā "In un passaggio storico come quello di Tangentopoli, in cui i giornali controllati dai grandi gruppi privati assecondano ogni scelta e ogni tumulto della magistratura, si verifica un caso particolare. Sul piano politico -si legge sul quotidiano- Francesco Cossiga aveva dato un contributo di razionalitĆ negli anni Ottanta contro i tabĆ¹ dellāegemonia culturale comunista. Nei mass media il suo amico Marra aveva fatto lo stesso. Nel 1992, alla caduta della Prima repubblica, Marra non aggrega la sua agenzia al coro giustizialista contro i partiti. Nonostante la illustrazione della forma del gruppo multimediale assunta ora da Adnkronos, resta viva la poesia descritta nel suo intervento in questo libro da Gianni Letta: 'Per chi, come me, ha cominciato a fare il giornalista nellāera della carta (quella che ahimĆØ va purtroppo scomparendo!) e che per tanti anni si ĆØ aggirato in redazione o in tipografia tra le macchine per scrivere, le telescriventi, le linotype, il piombo e poi il computer, le agenzie di stampa, rappresentano il āQuinto cavalleggeriā che libera dal panico della pagina bianca, lāamico geniale e fedele, il collega sempre a disposizione, mai in ferie, mai ādi corsaā, mai al bar, sempre sobrio, costante nei sentimenti, senza bisogno di urlare, perchĆ© ci pensa la realtĆ a farsi udire. FinchĆ© ho diretto āIl Tempoā le ho percepite come il rumore del mondo, non erano ā ovviamente ā persone in carne e ossa, ma neppure macchine disanimate: erano ācose viveā, la prima eco del nostro pianeta, che ruotando intorno al suo asse, esigeva la nostra attenzione con il ticchettio del telex e il fruscio della carta che si srotolava magicamente carica di informazioni sempre nuove'".Ā —[email protected] (Web Info)
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