Un’inchiesta sul presunto suicidio del luogotenente della Guardia di Finanza Antonio Cerra, il cui corpo senza vita venne ritrovato l’11 maggio del 2022 nella sua casa di Pizzo Calabro. Di questo si è ampiamente occupato, ieri sera, la trasmissione “Farwest” condotta da Salvo Sottile su Rai 3. Classe 1970, Antonio Cerra, nato a Catanzaro, si è arruolato il 20 settembre 1991. Dal 21 agosto 2007 ha prestato servizio presso il Nucleo polizia economico-finanziaria di Catanzaro, quale capo pattuglia del gruppo tutela entrate. Il militare «aveva conseguito in carriera sette encomi semplici e un encomio solenne ed era stato valutato “eccellente” in sede di documentazione caratteristica sin dal 2001, con “apprezzamento e lode” ininterrottamente dal 2008 sino al decesso. Proprio negli ultimi quattro anni Cerra ha seguito personalmente l’indagine “Petrolmafie”. Inchiesta mastodontica della procura antimafia di Catanzaro su uno dei clan più potenti della ‘ndrangheta. Una volta terminata l’attività, nel 2021, su sua richiesta, Cerra “per situazioni straordinarie“, è stato trasferito presso il Gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme. Quando il maresciallo è morto, dunque, non lavorava più a Catanzaro, ma a Lamezia: prima alla Squadra operativa Volante e poi alla posizione di Comandante della sezione operativa.
Quell’11 maggio di due anni fa Cerra avrebbe dovuto presentarsi al tribunale di Vibo Valentia per sostenere il controesame degli avvocati degli imputati nel processo “Petrolmafie”. Tutto farebbe pensare a un suicidio, ipotesi investigativa confermata dal pubblico ministero, che però non convince i familiari della vittima. Per i legali della famiglia di Cerra l’indagine sulla morte del finanziere è monca. Mancherebbero, cioè, alcuni elementi necessari a ricostruire quanto accaduto due anni fa nella casa di Pizzo. “L’assenza di tali informazioni pregiudica oltremodo la ricostruzione suicidaria offerta dall’Ufficio di procura, in assenza peraltro di evidenze scientifiche in ordine alla natura auto o eterodiretta del gesto”, è quanto riportato nell’atto di opposizione. Anzitutto, l’archiviazione del procedimento “veniva assunta senza la prova scientifica in ordine alla presenza di tracce di residui di sparo sulle mani del maresciallo Cerra”. Curioso che è dell’8 agosto 2022 l’avviso di accertamento tecnico presso i laboratori dei carabinieri del Ris di Messina, alle cui operazioni ha partecipato anche un consulente tecnico di parte, ma “nel fascicolo del pm non si riscontra alcun esito di tali rilevantissime operazioni”. Sempre per la difesa, inoltre, risulterebbero acquisite “poche immagini (…) neanche depositate integralmente” delle telecamere di videosorveglianza installate vicino alla casa estiva del maresciallo Cerra. “Si tratta di accertamenti assolutamente indispensabili rispetto alle investigazioni necessarie per un tale grave fatto” e ancora di “indagini specifiche” che “potrebbero quindi accertare se il Cerra sia giunto presso il portone di casa da solo o in compagnia; se l’immobile al momento del fatto fosse abitato da altri condomini o coinquilini da ascoltare separatamente; se precedentemente o successivamente al registrato ingresso del Cerra presso l’abitazione nello stesso immobile abbia potuto accedere qualche altra persona“. Tutti motivi per cui la difesa parla di “vuoti macroscopici“, “lacune investigative“. E “investigazioni che sembrano rimanere in superficie”. Gli avvocati scrivono anche di “carenze nella ricerca e nell’esame del materiale utile alle indagini”. Una volta rinvenuto il pc in uso a Cerra, i legali è stato negato il rilascio della copia informatica di quanto estratto sul dispositivo. Questa «preclusione – è scritto ancora nell’atto di opposizione – inibisce il diritto di difesa, impedendo di conoscere ulteriori profili di criticità vuoi con i colleghi e i superiori gerarchici, vuoi elementi rinvenienti da indagini in corso, rispetto alle quali il militare abbia potuto ricevere minacce o pressioni, compreso quello del processo Petrolmafie”. Proprio il processo in cui il maresciallo Cerra avrebbe dovuto rendere testimonianza.
Suscitano, in ultimo, interesse alcuni “esposti anonimi” a cui gli atti fanno riferimento. In uno in particolare, redatto successivamente al decesso del maresciallo Cerra e “indirizzato al Procuratore di Vibo Valentia, al Procuratore presso la Procura militare di Napoli e al Comandante provinciale dei Carabinieri di Vibo Valentia, l’estensore dichiara di essere a conoscenza di informazioni utili alle indagini”. Tra gennaio e febbraio 2022, per cui prima della morte del militare, una lettera anonima viene anche inviata con posta ordinaria al Comandante generale, al Comandante Interregionale (Palermo) e ai servizi di rappresentanza sindacale Cocer e Coir della Guarda di Finanza. Nello scritto “si preannunciava il suicidio di qualche militare“».