“Quando si riflette sul fatto che i sindaci calabresi, oltre a dover affrontare problemi quotidiani molto più complessi rispetto ai colleghi del Centro-Nord e a gestire la presenza della criminalità, si trovano costantemente sotto la lente d’ingrandimento dello Stato, tramite commissioni d’accesso e scioglimenti di consigli comunali spesso fondati su errori o violazioni evidenti del diritto di difesa e del principio del contraddittorio, è evidente che ci troviamo di fronte a una variante dell’autonomia differenziata”. Parole dell’ex sindaco di Tropea, Giovanni Macrì che a sostegno del suo ragionamento evidenzia come “Basti osservare la disparità di reazione dello Stato: al Nord, anche di fronte a fenomeni molto gravi (come la vicenda della ‘ndrangheta in curva a San Siro), si procede con estrema cautela, mentre al Sud si distrugge tutto, come dimostra il caso di Tropea. È innegabile che siamo di fronte a due pesi e due misure”.
Macrì- in una lunga nota- non nasconde il suo malumore per l’esito della vicenda che lo riguarda direttamente con lo scioglimento, nello scorso mese di aprile, del Consiglio comunale di Tropea per presunte infiltrazioni mafiose: “Le distorsioni di questa legge, che non prevede il contraddittorio né la possibilità di difendersi, generano deformazioni ben peggiori nell’opinione pubblica. Ho ricevuto tanta solidarietà in privato, anche da oppositori politici, ma mi è mancato il sostegno pubblico del mio partito, che mi ha marginalizzato come se fossi un appestato. Eppure, leggendo la relazione della commissione d’accesso che mi attribuisce accuse inaudite, non posso biasimare chi ha preferito tacere. Capisco la paura di esporsi, di essere etichettati o accusati ingiustamente. Non nutro alcun rancore, anzi, mi sento ancor più determinato nel ribadire l’urgenza di una riforma di questa legge. Anci e Parlamento devono intervenire, perché non si tratta più di un problema locale: è una vera e propria emergenza nazionale”.
Secondo Macrì, infine, “Nonostante l’apprezzamento per il Ministro Piantedosi che ha accennato all’impegno per un’imminente riforma della norma, resta il fatto che nei procedimenti di scioglimento dei consigli comunali ci si muove come con una rete a strascico, raccogliendo elementi ormai superati da sentenze o atti equipollenti. È assurdo che, in un contesto di diritto, continuino a prevalere informazioni di polizia o d’indagine, anche quando ampiamente smentite nelle fasi giudiziarie successive. In uno Stato di diritto, una sentenza di assoluzione o una richiesta di archiviazione dovrebbero mettere la parola fine. Eppure, nei procedimenti di scioglimento, si continuano a ripescare informazioni ormai superate, in un contesto dove dovrebbe prevalere la giustizia, non il sospetto perpetuo”- conclude l’ex sindaco di Tropea.