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domenica, 17 Novembre, 2024
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Palazzo di giustizia di Reggio Calabria, Lombardo: ‘Ampliare organici e coprire posizioni vacanti

“Ben venga parlare del futuro, delle nuove strutture, delle soluzioni bioclimatiche avveniristiche, ma non dobbiamo dimenticare il presente. Ampliare gli organici e coprire le posizioni vacanti è la risposta immediata. È il miglior modo per ringraziare i numerosi magistrati, spesso giovanissimi, che lavorano in questo distretto in condizioni difficili. Li ringrazio per il loro impegno e per l’eccezionale contributo che hanno dato nel contrasto alla ‘Ndrangheta, a livello nazionale e internazionale, così come alle altre forme di criminalità ordinaria. Meritano spazi di lavoro adeguati, e il nuovo Palazzo di Giustizia sarà, soprattutto, la loro casa”.
Così ha dichiarato il Procuratore facente funzioni di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, durante l’incontro per l’avvio imminente dei lavori di completamento del nuovo Palazzo di Giustizia. “Operare quotidianamente in spazi inadeguati, come quelli attuali del Palazzo Cedir, mi spinge a riflettere sulle difficoltà che ogni giorno incontrano gli operatori della giustizia. Le aule di udienza sono invivibili, troppo piccole e prive di una climatizzazione adeguata. Questo, sommato al sovraccarico di lavoro dei magistrati e dei pubblici ministeri, acuito da organici sottodimensionati, risulta insostenibile. Da anni, infatti, i parametri organici non considerano l’eccezionale complessità criminale di questo territorio, che presenta la più alta densità mafiosa in Europa. A ciò si aggiunge la cronica carenza di personale, con numeri sconcertanti per una nazione come l’Italia“.
L’avvio della fase di completamento del Palazzo di Giustizia di Reggio Calabria – ha continuato – è una notizia straordinaria. La Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero della Giustizia hanno assunto un impegno preciso per concludere l’opera pubblica entro il 2027. Durante la presentazione, è emersa con forza l’importanza simbolica di questa iniziativa: nella terra in cui è nata la ‘Ndrangheta, e da cui si è propagata nel mondo come modello criminale, la disponibilità di strutture adeguate per l’amministrazione della giustizia è fondamentale. È in questo modo che lo Stato ribadisce la propria autorevolezza, dimostra la propria capacità di operare e fornire risposte concrete”. 


Come sottolineato dalla Presidente della Corte di Appello, Caterina Chiaravalloti“il 55% di scopertura in appello è una cifra drammatica, che grava sulle risorse disponibili generando un carico di lavoro insopportabile“. Lombardo ha inoltre posto l’attenzione sul 27% di scopertura nell’organico della Procura della Repubblica, evidenziando come la Direzione distrettuale antimafia abbia perso cinque magistrati negli ultimi mesi, solo parzialmente sostituiti tramite soluzioni interne.
Infine, il procuratore Lombardo ha ribadito che “l’auspicio è che da oggi si riparta, perché Reggio Calabria ha bisogno di un Palazzo di Giustizia all’altezza del suo ruolo nazionale nel contrasto alla più grave forma di criminalità mafiosa, quella della ‘Ndrangheta. Lavoriamo ogni giorno superando spazi limitati e sfide enormi. Reggio Calabria potrà amministrare giustizia solo con organici coperti adeguatamente. Realizzare questo Palazzo è il primo e più importante strumento di contrasto alla ‘Ndrangheta.

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Una situazione mai migliorata

Al Tribunale di Reggio Calabria, come spiegato dal presidente Maria Grazia Arena nel 2021, si è costretti a fare i “salti mortali” per celebrare le udienze. Una situazione esasperante aggravata anche dalla condizione degli ‘spazi’. La prima pietra del nuovo palazzo di giustizia è stata posata quasi vent’anni fa e l’opera non è stata mai completata. Nel 2021 la presidente l’aveva definita “il simbolo del fallimento dello Stato in terra di mafia”.
Siamo allocati al Cedir – aveva spiegato Arena – che è un palazzo di proprietà del Comune, non progettato per essere un ufficio giudiziario. Abbiamo più magistrati che aule, eppure al dibattimento celebriamo 110 udienze al mese, facendo i salti mortali. Dividiamo l’aula bunker con la Corte d’Appello”.
Ma è stata la riforma Cartabia ad aver dato il colpo di grazia: “un errore enorme” l’ha definita il procuratore generale Gerardo Dominijanni, poiché Reggio Calabria potrebbe diventare la ‘capitale dell’impunità’.
I numeri parlano chiaro: “Se escludiamo i reati di ‘Ndrangheta per i quali si applica un regime speciale, alla data del 1° luglio 2021 pendevano in Corte, presso le due sedi penali, 7083 processi per reati comuni. Alla data del 30 giugno 2022, ovvero dopo un anno, ne sono stati decisi 1340, di cui 452 definiti entro il limite massimo dei tre anni. Dunque – ha spiegato Dominijanni – su 7083 fascicoli oggi per 6631 dovrebbe essere dichiarata improcedibilità, ovvero l’85% del totale“. Un effetto dirompente, “nel senso che potranno sopravvenire numerose pronunzie di improcedibilità per l’obiettiva impossibilità di celebrare i giudizi nei termini stabiliti”.
Comunque lo si voglia vedere il dato è oggettivo: il distretto giudiziario di Reggio Calabria è stato completamente abbandonato a sé stesso in un territorio dove la ‘Ndrangheta spadroneggia. E intanto a Roma si discute su come limitare le intercettazioni, separare le carriere dei magistrati, mettere il bavaglio a pm e stampa e introdurre la responsabilità civile per i magistrati.
(Fonte: antimafiaduemila)

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