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martedƬ, 4 Febbraio, 2025
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Netanyahu sotto pressione da destra, accordo su Gaza scuote il governo

(Adnkronos) – L'accordo sul cessate il fuoco a Gaza ed il rilascio degli ostaggi, che dovrebbe entrare in vigore domenica, sta facendo fibrillare, e non poco, il governo israeliano. E di conseguenza non lascia tranquillo il primo ministro Benjamin Netanyahu, sotto pressione come non mai per le conseguenze dell'intesa, che crolli o vada in porto, ma anche per i tre procedimenti penali che continuano a riguardarlo.Ā Ā Nelle scorse ore Netanyahu ha accusato apertamente Hamas di aver rinnegato parti dell'accordo mediato anche dagli Stati Uniti e ha fatto slittare la riunione del governo che avrebbe dovuto ratificarlo. Se la fazione palestinese ha immediatamente respinto le accuse, l'attenzione si ĆØ subito spostata sui due esponenti della destra religiosa israeliana, il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir ed il suo collega delle Finanze Bezalel Smotrich, che non hanno nascosto i loro mal di pancia per un'intesa che, ai loro occhi, favorisce troppo Hamas.Ā 
Il partito di Smotrich, Sionismo Religioso, ha definito "cattivo e pericoloso" l'accordo e ha chiesto garanzie a Netanyahu sul fatto che Israele riprenda a combattere "immediatamente dopo la conclusione della prima fase dell'intesa", minacciando in caso contrario di uscire dal governo. Una grana di cui Netanyahu avrebbe fatto volentieri a meno in questo momento. Il primo ministro, infatti, conta attualmente sul sostegno di 68 deputati su 120 alla Knesset e l'uscita del partito di Smotrich dalla maggioranza con i suoi 7 voti significherebbe esporsi a un rischio 'Vietnam' in Parlamento in vista dei delicati passaggi in vista.Ā "Israele non fisserĆ  una data per una riunione di gabinetto e di governo (per approvare l'accordo, ndr) finchĆ© i mediatori non annunceranno che Hamas ha approvato tutti i dettagli dell'accordo", ha detto Netanyahu, cercando di mascherare le tensioni con i suoi alleati di estrema destra che – spiega il Financial Times – non hanno la forza di affossare l'intesa, ma certamente di far perdere a Netanyahu la maggioranza alla Knesset che con i loro 13 deputati complessivi. Ā Un eventuale passo indietro di Ben Gvir e Smotrich non significherebbe automaticamente la fine del governo del leader del Likud dal momento che il sistema politico di Israele non esclude i governi di minoranza e alcuni partiti di opposizione hanno giĆ  annunciato di essere pronti a sostenere l'esecutivo se necessario. Ma certo l'ipotesi di elezioni anticipate a quel punto non sarebbe peregrina e a quel punto il futuro politico di Netanyahu sarebbe pieno di incertezze. Se invece l'accordo crollasse per qualche motivo, a quel punto la pressione dell'opinione pubblica e delle famiglie degli ostaggi sarebbe fortissima. Ā Ma a far vacillare pesantemente Netanyahu sarebbe l'ira del nuovo inquilino della Casa Bianca
Donald Trump, a cui non farebbe piacere – per usare un eufemismo – presentarsi all'inaugurazione del suo secondo mandato senza aver risolto almeno una delle due grandi crisi che ha promesso di risolvere.Ā —internazionale/[email protected] (Web Info)

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