Il Tribunale di Trento ha assolto, con la motivazione di rito “Il fatto non sussiste” l’ex primario del reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale Santa Chiara di Treno, Saverio Tateo, e la sua ex vice, Liliana Mereu. I due erano accusati di maltrattamenti continuati e in concorso ai danni di 21 professionisti, tra medici, infermieri e ostetriche. Tra le persone offese nel procedimento penale compariva anche Sara Pedri, una ginecologa scomparsa il 4 marzo 2021, il giorno seguente dopo essersi dimessa dall’ospedale Santa Chiara. Secondo l’accusa, Pedri si sarebbe suicidata. La pm Maria Colpani aveva, difatti, chiesto la condanna a quattro anni, due mesi e 20 giorni per gli imputati. Le denunce dei maltrattamenti sono state attuate dalla madre e dalla sorella di Sara Pedri che aveva iniziato a raccontare le vicende pochi mesi prime la tragedia, quando all’epoca aveva 31 anni. Stando alla sua testimonianza, erano emerse condizioni di lavoro nel reparto in cui lavorava al quanto pesanti, oltre ad aver subito diverse volte umiliazioni e punizioni.
Nel reparto “si era creato un clima oppressivo“, aveva sostenuto nella sua requisitoria la pm Colpani. Un’atmosfera, che a detta del magistrato, per farla emergere “c’è voluto il morto” riferendosi a Sara Pedri. La tesi di Colpani era sostenuta da una serie di testimonianza raccolte nella fase preliminare del procedimento penale, in cui era stato raccontato lo stato di ansia e di perenne malessere che veniva subito a causa del lavoro e del clima nel reparto. Ma, nell’ultima udienza risalente al 15 gennaio scorso, i legali difensori hanno chiesto l’assoluzione di Tateo e Mereu rigettando le accuse e dichiarando che la tragica vicenda di Pedri fosse stata strumentalizzata.
Infatti, gli avvocati hanno concluso che i due imputati non potevano essere considerati responsabili dell’accaduto, in quanto l’episodio non c’entrava nulla con le denunce dell’ambiente lavorativo. Nel corso delle udienze effettuate dall’inizio del procedimento avviato nel novembre del 2023, sarebbero state esaminate una serie di contestazioni contro il primario e la sua vice riguardanti nello specifico dei comportamenti prevaricatori, violenze verbali, gestione delle nomine, ritmi di lavoro. Accuse che i due indagati hanno sempre respinto.
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