Cosa nostra e ‘Ndrangheta insieme nella gestione del traffico di droga. Erano più di due anni che il procuratore della repubblica di Palermo Maurizio de Lucia teneva una conferenza stampa. Era gennaio del 2023, l’arresto di Matteo Messina Denaro. I giornalisti di Palermo hanno potuto rincontrare i magistrati nella sala stampa del Comando Provinciale dei Carabinieri di Palermo solamente oggi, dopo il maxi blitz che ha portato all’arresto di 183 persone. Le indagini hanno tracciato il profilo di una Cosa nostra tutt’altro che sconfitta. Oltre alle estorsioni e al controllo sul territorio sono stati documentati anche collegamenti sempre più stretti con la ‘Ndrangheta calabrese.
Il Procuratore della repubblica di Palermo Maurizio de Lucia ha specificato ai microfoni di ANTIMAFIADuemila che “Non c’è un rapporto alla pari fra ‘Ndrangheta e Cosa nostra. La ‘Ndrangheta rimane il più importante attore del mondo criminale in materia di stupefacenti. Cosa nostra, che ha bisogno di soldi, cerca di realizzare nuovi accordi con questa organizzazione per avere questi soldi e quindi si creano delle joint venture in cui Cosa nostra non è certamente solo un cliente, è anche un socio, un socio di minoranza, ma cresce nella sua importanza in questo rapporto“.
La mafia siciliana offre un “mercato” alla ‘Ndrangheta. “Perché il mercato siciliano è un mercato importante dove la domanda di stupefacente è molto alta e quindi poter gestire questo mercato è un’occasione d’affari e poi gli offre il brand perché andare sui mercati internazionali anche per gli ndranghetisti con un accordo con Cosa Nostra che è un’organizzazione storicamente riconosciuta in tutto il mondo è un vantaggio“.
Sempre De Lucia ha poi commentato lo stato dell’organico della procura palermitana aggiungendo che i “magistrati italiani sono da sempre abituati a lavorare molto, che se ne dica, in condizioni di criticità. Anche un ufficio come il mio, in questo momento, ha 13 magistrati assenti. Il Consiglio Superiore ci ha assicurato alcune ulteriori presenze nel prossimo e immediato futuro, ma lo stato delle cose è questo. In realtà i magistrati di questa Repubblica lavorano e si impegnano in maniera costante. Sempre, tutti i giorni. Io sono testimone del lavoro che fanno i miei colleghi, ma questo non basta, perché le risorse non bastano mai, e certo quelle che abbiamo non sono ancora adeguate“.
(Fonte: antimafiaduemila)