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sabato, 15 Febbraio, 2025
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Sono del 43enne Antonio Strangio i resti carbonizzati trovati a novembre a San Luca

Ormai non ci sono più dubbi: i resti carbonizzati ritrovati il 19 novembre all’interno di un fuoristrada sono di Antonio Strangio, 43 anni, allevatore di San Luca (RC), del quale non si avevano notizie dall’11 novembre. La conferma arriva a seguito degli accertamenti svolti dai Carabinieri del Ris di Messina. Le analisi del Dna hanno dissipato ogni dubbio: il profilo genetico estratto dalle ossa combacia perfettamente con quello di Antonio. La notizia da pochi giorni è stata comunicata ufficialmente ai parenti.

Strangio, sposato e padre di quattro figli, non ha alcun precedente per fatti di ‘ndrangheta. Il padre, Giuseppe, fu coinvolto nell’inchiesta sul sequestro di Cesare Casella, rapito a Pavia nel 1988 e rilasciato due anni dopo dietro pagamento di un riscatto. Le vicende si mescolano con quelle delle più importanti famiglie di ‘ndrangheta della Locride e di San Luca, sulle pendici d’Aspromonte, culla del «Crimine della ‘ndrangheta».

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Si sapeva che l’uomo aveva precedenti per narcotraffico e un cognome particolare perchè Strangio appartiene ad una delle famiglie più note della ‘ndrangheta. Il ramo familiare non è legato direttamente ai Nirta-Strangio in guerra con i Pelle-Vottari. Antonio fa parte degli Strangio «Barbari», legati alla altrettanto storica famiglia dei Mammoliti (detti Fischiante).

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