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giovedì, 6 Marzo, 2025
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Autorità anticorruzione (Anac) mette nel mirino il Ponte sullo Stretto: Vogliamo documentazione

L’Autorità anticorruzione mette ufficialmente nel mirino il più grande appalto d’Italia. Nelle scorse settimane, l’Anac ha infatti inviato la richiesta di avere accesso alla documentazione riguardante il Ponte sullo Stretto di Messina a ben tre ministeri: Economia, Infrastrutture e Ambiente. Ai dicasteri guidati da Giancarlo Giorgetti, Matteo Salvini e Gilberto Pichetto Fratin la richiesta è arrivata il 19 febbraio scorso, con tanto di avviso che l’autorità guidata da Giuseppe Busia ha avviato un monitoraggio specifico sulla mega opera da 14,5 miliardi, secondo i costi stimati ufficialmente dal governo. La mossa nascerebbe da un dettagliatissimo esposto inviato all’Anac agli inizi di dicembre, che mette in luce diverse problematiche dell’opera: dagli aspetti ingegneristici e di effettiva realizzabilità tecnica e di sicurezza a quelli più prettamente economici del progetto redatto dal costruttore, il consorzio Eurolink, capitanato da Webuild, il colosso guidato da Pietro Salini, oggi quasi monopolista degli appalti pubblici italiani. Dell’esposto ne da’ notizia oggi il quotidiano Il Fatto quotidiano. Il monitoraggio di fatto avvia una fase di attente valutazioni e accertamenti. Anac chiede di avere accesso alla documentazione prevista dal decreto con cui a marzo 2023 Salvini ha deciso di far resuscitare l’opera fermata nel 2012 dal governo Monti e con essa tutto l’armamentario, compresa la Stretto di Messina Spa, la concessionaria pubblica incaricata di realizzare il ponte, dove Salvini ha rimesso Pietro Ciucci, già alla guida quando fu messa in liquidazione 12 anni fa. La documentazione deve essere portata al Cipess, il comitato per le grandi opere e, tra le altre cose, comprende anche il piano economico finanziario, non ancora approvato nonostante la scadenza prevista dal decreto (più volte prorogata) fosse a fine 2024. La richiesta di Anac è di venire aggiornata se dovesse essere approvato dal Cipess. A interessare Anac c’è soprattutto il rispetto della direttiva Ue del 2014 sugli appalti, che prevede l’obbligo di gara se un appalto è ripristinato e il nuovo valore supera del 50% quello vecchio. Basti ricordare che il costo del ponte è lievitato dai 4,5 miliardi della gara del 2005 agli 8,5 del 2012. Il ministero di Salvini ha aggirato la norma con una complessa architettura tecnica per dimostrare che l’aumento è legato quasi solo all’aggiornamento prezzi.

La mossa dell’Anac – scrive sempre Il Fatto – arriva in un momento delicato per la maxi-opera che Salvini s’è intestato. A dicembre ha blindato la parte finanziaria, interamente a carico dello Stato, aumentando di 2 miliardi lo stanziamento per l’opera con un emendamento in manovra, portandolo da 11,6 a 13,6 miliardi. Buona parte delle risorse arrivano saccheggiando brutalmente il Fondo di sviluppo e coesione (per l’80% vincolato al Sud) che perde circa 6 miliardi, 1,6 dei quali dalla quota spettante a Calabria e Sicilia. Ma a pagare sono anche i Comuni che perdono 1,5 miliardi di fondi per la manutenzione delle strade. Il tutto per rendere possibile l’approvazione al Cipess “entro dicembre 2024”, ma il termine è stato bucato. Salvini ha annunciato l’ok entro gennaio e poi febbraio, ma al momento la procedura non è affatto conclusa. “Noi stiamo preparando il dossier per l’approvazione del progetto definitivo al Cipess, ma l’ultimo parere da cui dipende la vita o la morte del progetto è di Bruxelles. È una gabbia di matti”, ha detto il leghista la scorsa settimana. Il riferimento è alla Valutazione di incidenza ambientale (Vinca), che non ha avuto l’ok del ministro dell’Ambiente perché alcune aree dello Stretto, e i siti della rete “Natura 2000”, sono tutelati dall’Ue e non si possono escludere “incidenze significative”, cioè lo stravolgimento dell’area dello Stretto, che può essere autorizzato da Bruxelles solo per “motivi imperativi di rilevante interesse pubblico del progetto”.
Ma è tutta la procedura a essere un controsenso. A novembre la Commissione di Valutazione ambientale ha dato parere positivo al progetto, ma condizionandolo a ben 62 “prescrizioni”, alcune molto pesanti, 56 da ottemperare “prima dell’approvazione del progetto esecutivo”. Ben 8 prevedono monitoraggi da svolgere per “un anno intero”. Le richieste spaziano da un dettagliato piano di approvvigionamento idrico all’approfondimento dello studio sullo smaltimento dei rifiuti, dalla dislocazione e sicurezza delle discariche all’approfondimento dei rilevamenti geologici e geomorfologici, le indagini geofisiche, sismologiche e paleo-sismologiche, la caratterizzazione delle faglie. Da Stretto di Messina fanno sapere di voler approvare tutto al Cipess “presto”, per avviare la fase esecutiva – che Salvini ha incredibilmente concesso di poter fare per “fasi” e non tutta intera, per un’opera unica al mondo –, far così partire le “opere anticipate” e aprire “i cantieri principali entro il 2025”. Stando a quanto filtra, la speranza è di portare tutto al Cipess per Pasqua. La vera corsa è però per la penale al costruttore. Nel 2013 Webuild&C. hanno fatto causa allo Stato chiedendo 700 milioni di risarcimento, ma in primo grado hanno perso anche perché il progetto definitivo era stato approvato. La prossima udienza è a giugno. Il decreto di Salvini prevede che dopo l’ok del Cipess – presieduto da Meloni – si negozino gli atti aggiuntivi per far rinascere il contratto e Webuild rinunci alla causa.

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Tenuta delle Grazie 13_6_2024

Al Fatto risulta che il negoziato sugli atti aggiuntivi sia partito da tempo e uno dei nodi sia proprio la penale, sulla quale al momento non c’è accordo. Eurolink vorrebbe ripristinare un modello simile alla vecchia penale. Nel 2009 (governo Berlusconi), Ciucci rinegoziò il contratto con Eurolink, dopo il primo stop voluto da Prodi, inserendo una penale che scattava anche in caso di non approvazione del progetto definitivo al Cipess, e prevedeva il pagamento delle spese sostenute e del 5% dell’importo dell’intero contratto. L’ipotesi è che si salga al 10%. Si tratta di oltre 1 miliardo. Blindare la penale significherebbe blindare anche il contratto dell’opera.
Nel frattempo Stretto di Messina continua a siglare contratti. Da ultimo, a gennaio, il rinnovo di quattro membri del comitato scientifico (50 mila euro a testa). Lo stesso comitato che peraltro ha fatto 68 raccomandazioni (cioè nuove indagini da fare) al progetto definitivo, da realizzare in “fase esecutiva”, un controsenso.

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