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martedì, 11 Marzo, 2025
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La cosca Piromalli infiltrata nella ristorazione e nei locali della movida milanese: condanne

La Giudice per l’udienza preliminare di Milano Daniela Cardamone, accogliendo la ricostruzione della pm della Dda milanese, Silvia Bonardi, ha inflitto pene che vanno dai 2 anni e 8 mesi ai 18 anni e ha disposto un risarcimento di 2 milioni di euro per danno patrimoniale e di immagine al Comune. Con le condanne di oggi vengono certificate le infiltrazioni della cosca dei Piromalli anche nel settore della ristorazione e dei locali della movida milanese, come quelli all’interno del Mercato comunale del quartiere Isola, una tra le zone più frequentate negli ultimi anni nel capoluogo lombardo. La decisione è arrivata al termine del processo in abbreviato nei confronti di nove imputati, tra cui il presunto boss Salvatore Giacobbe, i suoi due figli, Angelino e Vincenzino, e Agostino Cappellacci, ritenuto vicino alla potente famiglia di Gioia Tauro. Inoltre sono stati confiscati immobili in provincia di Mantova, di Lecco e a Gioia Tauro, due orologi per un valore di 57 mila euro e le quote delle società Masseria e La Masseria, che gestiscono una bottega alimentare all’interno del Mercato comunale. Le accuse a vario titolo sono associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione e intestazione fittizia di beni, reati aggravati dal fatto di aver agevolato la ‘ndrangheta e pure traffico di rifiuti.

I nove sono tra i 13 arrestati a maggio dell’anno scorso dal Gico del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf – in quattro hanno scelto il rito ordinario – nell’ambito di una indagine che ha azzerato una sorta di «un piano espansionistico» portato avanti, tramite i loro referenti, dai Piromalli che in passato avevano tentato, per esempio, di mettere le mani sull’Ortomercato. Piano nel quale i Giacobbe, a seconda del settore che puntavano a controllare, si sarebbero interfacciati con altri clan e altre mafie. Per esempio con i Casalesi, quando si è trattato di fare affari con il traffico illecito di rifiuti. Oltre all’immondizia, alle estorsioni – in particolare per il recupero crediti – e alle truffe ai danni delle agenzie del lavoro interinali, redditizia è stata soprattutto l’infiltrazione nel tessuto della ristorazione, attività gestita da Cappellaccio, condannato oggi a 5 anni e 8 mesi, con La Masseria, bottega di prodotti alimentari, Granum, pizzeria d’asporto, la pescheria Piscarius e il Beats Bar di via Borsieri, ristoranti in via Fiamma e in via Galilei, e altri locali per i quali in gran parte era stato nominato un amministratore giudiziario.

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L’indagine ha tratteggiato anche le dinamiche del gruppo mafioso con il capo, Salvatore Giacobbe, 72 anni, che oltre a tenere i rapporti con la “casa madre”, ossia Girolamo Piromalli (non indagato in questa indagine della dda milanese), distribuiva i compiti ai suoi sottoposti «a seconda delle specifiche capacità». Sottoposti tra cui i due figli, Angelino a cui sono stati inflitti 13 anni e Vincenzo (10 anni e 4 mesi) e Giovanni Caridi (10 anni e 8 mesi) e Livio Pintus (10 anni e 8 mesi), tra coloro che sarebbero stati incaricati nel recupero crediti.

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