Diventa un caso politico il ritorno a Lamezia Terme del presunto boss Vincenzino Iannazzo, 65 anni detto “il moretto”, ritenuto il capo dell’omonimo clan che lascia il carcere di Spoleto, in Umbria, dove stava scontando una condanna a 14 anni 6 mesi.
La decisione della Corte d’Appello di Catanzaro di concedergli gli arresti domiciliari, con l’applicazione del braccialetto elettronico, è arrivata a causa del suo stato di salute ritenuto incompatibile e in considerazione dell’attuale emergenza epidemilogica.
Sulla vicenda sono intervenuti i parlamentari della Lega in commissione Antimafia: Gianluca Cantalamessa, Andrea Dara, Michelina Lunesu, Enrico Montani, Luca Rodolfo Paolini, Pasquale Pepe, Erik Pretto, Gianni Tonelli e Francesco Urraro secondo i quali “Con la scusa del rischio contagio, un pericoloso boss calabrese come Vincenzino Iannazzo va ai domiciliari perché gli hanno riscontrato un deficit immunitario. Il tutto mentre la maggioranza insiste per realizzare un indulto mascherato, come premio dopo decine di rivolte nelle carceri italiane. Col pretesto del virus, stiamo assistendo a una serie di drammatiche sconfitte dello Stato”.
Per i parlamentari M5S Giuseppe d’Ippolito, lametino, e Nicola Morra, presidente della commissione bicamerale Antimafia «Colpisce e desta umano, profondo sconcerto l’ordinanza con cui la seconda sezione della Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro ha scarcerato, ponendolo ai domiciliari, Vincenzino Iannazzo, ritenuto capo dell’omonima cosca di ‘ndrangheta, attiva nel territorio di Lamezia Terme».
«Si tratta – proseguono i due parlamentari del Movimento 5 Stelle – di una decisione del potere giudiziario, assunta sulla base di un’autonoma valutazione di incompatibilità di Iannazzo, condannato a 14 anni e mezzo di reclusione, con il regime carcerario in questa fase di emergenza sanitaria causata dal nuovo coronavirus. Non possiamo però esimerci – precisano i 5 Stelle – dall’esprimere le nostre legittime preoccupazioni per questo provvedimento. Ci chiediamo, infatti, se nello specifico a Iannazzo non si potessero proprio dare adeguate assistenza medica e sanitaria dentro il carcere, in considerazione del deficit immunitario riscontrato nei riguardi dello stesso detenuto».
«Ci auguriamo – concludono d’Ippolito e Morra – che nelle sedi competenti ci sia al più presto un ulteriore approfondimento, che doverosamente sollecitiamo, sulla possibilità di mantenere in carcere Iannazzo, evitandone i domiciliari e migliorando l’assistenza medica e sanitaria cui ogni detenuto ha comunque diritto».
Il presunto boss Iannazzo lascia il carcere e torna a Lamezia: Insorgono Lega e M5S
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