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domenica, 1 Dicembre, 2024
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A proposito di abbassare i toni: breve carrellata del “volemose bene” alla Spirlì

Adora le dirette Facebook il presidente facente funzioni Nino Spirlì, ma è di ban facile, come ormai sanno bene i suoi follower – graditi e salutati con affetto quando lo approvano, zittiti in malo modo se azzardano un’opinione contraria o una critica (come nel pieno diritto di ogni cittadino amministrato). Rifugge i toni pesanti, Spirlì, ma nella foga è capitato pure a lui di fare qualche dichiarazione aggressiva, talora dimenticata nel tourbillon dei vari impegni governativi che riempiono le sue giornate. Certo, può succedere quando si esterna mentre si è in viaggio, con la fretta e la precarietà della situazione. Ma è problema da poco, perché i mezzi per rinfrescare la memoria esistono.
Ad esempio, stigmatizzando i risvolti più litigiosi della diatriba sulle scuole, il presidente si autoesclude dal clima di scontro duro tra genitori innescato dal botta e risposta tra le sue ordinanze e il Tar. Clima d’odio: la parola sarà respingente, ma non si trova sinonimo soft per definire i commenti che girano sui social – regno dello hate speech male endemico – dove in Calabria i genitori che si sono rivolti al giudice per riaprire le scuole, i loro avvocati e lo stesso tribunale amministrativo sono ricoperti di insulti e maledizioni (in particolare le mamme, con illazioni sessiste inaccettabili, la più gettonata delle quali sul web è che mandino i figli a scuola per levarseli di torno e poter incontrare in libertà l’amante). Precisiamo che Spirlì non ha mai detto nulla del genere, ma non si è mai risparmiato in questi mesi dall’inveire contro i ricorrenti definendoli come «questi genitori», con tanto di «vorrei vederli in faccia, che escano allo scoperto» e frecciate simili.
Ma nel comprensibile periodo storico di ansia, alla folla basta poco per gonfiarsi di rabbia. Lo shitstorming su ricorrenti e legali abbonda infatti anche sotto le dirette Fb del presidente, compresa quella dello scorso 9 marzo, dove Spirlì comunicava affranto l’ennesima bocciatura del Tar. Lui però sta molto attento a non farsi coinvolgere oltre la linea di guardia. Replicando stizzito a chi nei commenti si dice esasperato da questa guerra a colpi di carte, tagliava corto così: «Non c’è nessuna guerra tra me e il Tar, la guerra la vedete voi nelle vostre piccole teste». Poi però, nella confusione della diretta, che mescolava il tema delle scuole con quello dei vaccini, nel bacchettare un incauto commentatore avverso, dopo aver incasellato la voce critica tra i «quelli che non sono buoni calabresi» e «si dovrebbero vergognare», Spirlì sparava, sdegnato: «C’è gente che sta rischiando la vita per colpa di quattro folli che stanno trasformando in campagna politica pre-elettorale quella che dovrebbe essere una campagna di solidarietà». Seguendo la diretta, si capisce come questo riferimento sia alla questione vaccini, ma poiché le uscite social di Spirlì, di qualunque argomento si parli, sono invase da preghiere corali di chiudere le scuole, anche stavolta si è tornati a bomba sui ricorsi. Tra i commenti dei follower basta citarne tre, che non hanno bisogno di didascalia. “Il Tar gioca con la vita dei nostri figli”; “Alla faccia dell’ignoranza del Tar che gioca con le vite”; e soprattutto, “Ma perché chiedete a lui? Andate sotto casa dei ricorsisti”.
Da tutto questo Nino Spirlì se ne tira fuori, perché – è vero – lui in persona certe bestialità non le ha mai dette. O quasi. Sì, perché il presidente non ricorda che la sua prima dichiarazione dopo l’ultima sentenza del Tar, raccolta dall’Ansa e ribattuta su tutti i media, era stata, lo scorso 9 marzo: «Il Tar ha deciso e si assume la responsabilità. Mi auguro che le prossime settimane non siano dolorose dal punto di vista dell’aumento dei contagi». Ma sappiamo che parole che in sé potrebbero (?) essere capolavori di diplomazia sono purtroppo capaci di innescare bombe emotive micidiali.
A proposito del suo rifiuto di pareri (altrui) ritenuti offensivi, il 4 marzo, sempre in diretta Fb, parlando della diffusione delle varianti e annunciando la firma dell’ordinanza sulla Dad (che poi sarebbe stata sospesa), il presidente tuonava: «Ora basta con questa stupida guerra tra destra e sinistra, secondo cui chi vuole la scuola in presenza è di sinistra e chi vuole la didattica a distanza è di destra. No, qui c’è il buonsenso da una parte e la stupidità umana dall’altra».
Evocando poi lo spettro dei contagi di minori (registrati in altre regioni d’Italia) con queste parole: «Io non consentirò che anche solo un bambino calabrese finisca in terapia intensiva, fatevene una ragione. Se ci saranno ricorsi mi presenterò personalmente a difendere la mia ordinanza, punto per punto».
Questa solenne perorazione in realtà non è ancora avvenuta e attenderemo sviluppi, anche in vista della pronuncia nel merito del Tar, prevista per il 14 aprile. L’atteggiamento di Nino Spirlì sul dialogo con chi la pensa diversamente da lui può intanto riassumersi citando ancora, testualmente, la sua diretta del 4 marzo. Rivolto a qualcuno che faceva ironia nei commenti, il presidente controbatteva: «Vi blocco, ormai lo sapete. Su questa pagina non ci servite e non vogliamo sentire la vostra stupida voce». Sui social è noto che funzioni così, però forse sarebbe opportuna una reazione diversa. Anche su una pagina Facebook, che resta quella del governatore della Calabria e dove si trattano non temi personali ma comunicazioni legate all’attività dell’ente. A maggior ragione fuori dai social.
E’ un dato oggettivo che la vicenda delle scuole veda platealmente la maggior parte delle famiglie calabresi sostenere l’idea di Spirlì e con un consenso popolare altissimo – dettato anche dal sentimento di paura del Covid – ma liquidare le opinioni contrarie con un perentorio «decide la maggioranza» è l’opposto del dialogo civile. Rispondere a tutti, compreso chi si reputa a torto o a ragione stupido, è meno semplice che mietere lodi, ma dal presidente facente funzioni noi continuiamo ad aspettarcelo con fiducia.
Isabella Marchiolo

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