Questa volta si fa sul serio, Calabria e Sicilia il ponte sullo Stretto lo vogliono subito e, per usare una locuzione appropriata al tema, si procede ad alta velocità verso l’obiettivo. Un momento importante di questa avanzata si è celebrato oggi a Villa San Giovanni con l’iniziativa “Progetti per il Sud e ponte sullo Stretto”, alla quale sono intervenuti amministratori e parlamentari dei territori, oltre a rappresentanti di associazioni e imprese: già nel titolo stesso del summit è chiara l’intenzione di rendere prioritaria e urgente la grande opera – nonostante di infrastrutture da mettere al centro dell’agenda ce ne siano in realtà ben altre, tra cui quelle legate alla situazione dei collegamenti stradali della fascia jonica calabresi, assenti nel Pnrr di Draghi.
Ma tutti vogliono il Ponte, e il filo conduttore dell’incontro di Villa è stato quello che ormai è slogan consolidato del progetto, ovvero l’ambiziosa qualifica dell’opera come “porta d’Europa”, scomodando persino, tra futuro e radici antiche, l’epico eroe Ulisse, che anche avendo a disposizione un’autostrada avrebbe comunque preferito spostarsi via mare. «Realizzare il Ponte sullo Stretto – ha insistito Spirlì – non è una necessità locale, è un dovere europeo, italiano. Oggi si entra in Europa dal Canale di Suez e le prime terre che si incontrano sono proprio la Calabria e la Sicilia. Come si può non collegare l’ingresso di casa al resto dell’appartamento? Questa separazione è una ferita che va sanata».
Per Matteo Salvini, ospite di Porta a Porta, il cantiere potrebbe aprire già a gennaio 2022, utilizzando i finanziamenti europei vincolati alle opere da completare entro il 2026 e facendo però rientrare nel dossier anche questa, giustificandola come progetto già esistente. Spiegando il suo piano alla trasmissione di Vespa, il leader della Lega ne ha fatto una questione di incentivo al lavoro in due territori flagellati dalla disoccupazione. Passando dalle parole ai fatti, con questo endorsement dal dibattito di Villa San Giovanni è arrivato un “Patto per il ponte”, sottoscritto da Spirlì e i parlamentari presenti all’iniziativa, indirizzato a Mario Draghi e i ministri Giovannini e Carfagna. Dove si chiede senza più indugi la realizzazione dell’opera. Carfagna, in particolare, è interlocutrice benevola avendo dichiarato qualche giorno fa che il ponte, se escluso dai fondi europei perché eccederebbe il limite temporale della durata dei lavori, potrebbe farsi ugualmente con soldi tutti italiani, auspicando un impegno politico trasversale che non blocchi più l’iter dell’opera con l’avvicendarsi di governi diversi. Un primo atto esemplare in questa direzione appare proprio l’evento di Villa, tenuto presso il municipio con l’accoglienza della sindaca facente funzioni Maria Grazia Rechichi, dove si è registrata la partecipazione (in presenza e da remoto) di parlamentari calabresi e siciliani di tutti gli schieramenti politici, da Lega a FI, Pd, Iv, FdI e M5s.
Organizzatori del tavolo, i senatori Marco Siclari (Forza Italia) e Silvia Vono (Italia Viva) hanno portato in dote alla riunione il lavoro dell’intergruppo parlamentare specifico “Ponte sullo Stretto: rilancio e sviluppo che parte dal Sud”, da cui nasce l’idea del documento congiunto a Draghi. Vono ha dichiarato: «Non è una questione di risorse ma di effettiva volontà politica e, in questo momento di maggioranza allargata, dobbiamo dare delle opportunità di crescita al nostro Paese. Il Ponte sullo Stretto è un’opera irrinunciabile per lo sviluppo socio-economico del Mezzogiorno che si riflette su tutta l’Italia. Non riconoscerlo è un grave atto di miopia politica con conseguenze che pagheremo noi nell’immediato e le nuove generazioni nel prossimo futuro».
Siclari ha insistito sui benefici che il ponte sortirebbe in termini di posti di lavoro e indebolimento di mafia e ‘ndrangheta («dove c’è lavoro non c’è criminalità») e tornando, come già aveva fatto nell’imbeccata alla commissione interministeriale che ha valutato i progetti legati all’opera, sull’argomentazione un po’ fiabesca secondo cui l’agognata infrastruttura ridurrebbe pure l’emigrazione dei disoccupati verso altri territori, dovuta all’attuale isolamento geografico.
Il prossimo passo annunciato dalla senatrice è chiedere al premier Draghi un incontro per analizzare le carte, dagli studi di fattibilità alle opzioni di finanziamento, e regolarizzare l’impegno del Governo. Un sì che Sicilia e Calabria non sono più disposti a chiedere con garbo: il vicepresidente della giunta siciliana Gaetano Armao, che a Villa ribadisce che senza l’ok al Ponte le due regioni si metteranno di traverso sul Recovery Fund. E ricorda quanto costi a questi territori l’assenza di un collegamento stabile: «Con quello che paghiamo avremmo potuto fare un ponte l’anno». E se nel fondo complementare il ponte non fosse inserito, sarebbe quasi una truffa, poiché – ha precisato Armao – quei soldi sono stati attribuiti per intervenire sui problemi economici derivanti dal divario scavato nel paese dal Sud.