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mercoledì, 27 Novembre, 2024
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Alzheimer, scoperta molecola che frena la malattia. Studio italiano potrebbe portare a sviluppo farmaco

Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori italiani potrebbe rappresentare una vera svolta nella lotta all’Alzheimer. Gli scienziati della Fondazione Istituto Neurologico Carlo Besta, insieme ai colleghi dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, hanno scoperto una molecola in grado di bloccare l’accumularsi delle placche di beta amiloide nel cervello di modelli animali. Viene somministrata attraverso il naso e dai risultati mostrati durante gli esperimenti sui tipi, inibisce il deposito e gli effetti di una delle due proteine che causano l’Alzheimer. Si tratta di un passo avanti importante, che potrebbe portare allo sviluppo di un farmaco con cui curare la malattia.

La strategia dello studio
I ricercatori hanno sfruttato un’altra scoperta precedente, quella di una variante naturale della proteina beta amiloide. Questa è in grado di proteggere i portatori dallo sviluppo della malattia e grazie a lei è stata sintetizzata la molecola, composta da 6 aminoacidi. Per impedire lo sviluppo della malattia bisogna bloccare contemporaneamente non soltanto una delle due proteine, ma anche gli effetti neurotossici. E dai primi test pare funzionare. I neurologi Fabrizio Tagliavini e Giuseppe Di Fede, come scrive Repubblica, commentano: «Gli esperimenti hanno dimostrato che la somministrazione per via intranasale del peptide, in una fase precoce della malattia, è efficace nel proteggere le sinapsi dagli effetti neurotossici della beta-amiloide oltre che nell’inibire la formazione di aggregati della stessa proteina, responsabili di gran parte dei danni cerebrali nell’Alzheimer, e nel rallentare il deposito della beta-amiloide sotto forma di placche nel cervello».

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Il costo basso della produzione della molecola
Un ulteriore vantaggio scaturito da questa soluzione, se dovesse funzionare anche sull’uomo, sarebbe il basso costo della molecola. Lo spiega Mario Salmona, biochimico dell’Istituto Mario Negri: «Gli ulteriori vantaggi di questa strategia riguardano i bassi costi di produzione del piccolo peptide, in confronto agli elevatissimi costi di altri approcci terapeutici potenziali per l’Alzheimer come gli anticorpi monoclonali, la semplicità e la scarsa invasività del trattamento per via intranasale, peraltro già utilizzato con successo per altre categorie di farmaci».
(fonte: tag43.it)

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