Un’agenda rossa che racchiude numerose verità di storie che sarebbe meglio non dover raccontare. Quelle pagine intrise di dolore rappresentano uno degli oggetti simbolici usati dall’attore calabrese Francesco Pupa durante lo spettacolo “Al posto sbagliato. Storie di bambini vittime di mafia”, anteprima della stagione teatrale di AMA Calabria, tenutasi ieri sera nel Teatro Grandinetti Comunale di Lamezia Terme. Lo spettacolo, nato dalla sinergia con la compagnia calabrese Teatro Rossosimona, si avvale della sentita interpretazione e della regia ricca di simbolismi di Francesco Pupa, che ha messo in scena un racconto di grande sensibilità civile. Il fumo che si diffonde nell’aria da una sigaretta, l’attore che, con passi lenti, si muove nella penombra del palcoscenico e inizia a narrare le origini della mafia, è il punto di partenza per raccontare come la criminalità organizzata ha tolto la vita a bambini, ai “picciriddi”, come sono spesso chiamati da Francesco Pupa. Nella sua drammatica narrazione l’attore parla delle vittime innocenti ed inconsapevoli, ancora piene di energia e di sogni, poi brutalmente spezzati dalle armi della mafia, sviluppatasi nel corso degli anni. Un viaggio tra gli orrori e le insensibilità della criminalità più becera, nel quale Francesco Pupa riesce a passare con disinvoltura dal dialetto siciliano per ricordare le piccole vittime della mafia, al dialetto napoletano per quelle della camorra, al dialetto pugliese per quelle della Sacra Corona Unita, fino al suo dialetto calabrese per le giovanissime vittime della ‘ndrangheta.
Tratto dall’omonimo libro di Bruno Palermo, “Al posto sbagliato” dà voce alle persone che hanno direttamente visto spegnersi le vite di quei bambini, vittime collaterali di un letale gioco tra adulti. Francesco Pupa riesce ad interpretare diversi personaggi chiave, tutti contraddistinti da un accessorio che serve ad identificarli immediatamente. Una coppola per l’abitante di paese che narra come una bambina di un’onesta famiglia viene uccisa, un fazzoletto rosso per il contadino che spera in una Sicilia migliore, ma che alla fine vede suo figlio morire per mano dei criminali. Storie poco conosciute e altre, il cui ricordo si è sbiadito nel tempo, vengono narrate con toccante drammaticità, sentimento che coinvolge il pubblico. Il compito di “Al posto sbagliato” è quello di non dimenticare e di tramandare quei misfatti, perché «è giusto sfatare il luogo comune e le regole secondo le quali le mafie non toccano donne e bambini». Una falsa verità che viene svelata attraverso i fatti storici raccontati da Francesco Pupa, “arricchiti” da canti popolari che riportano all’interno di un mondo in cui le barbarie umane sconvolgono le vite di intere famiglie. A dare un maggior tono drammatico sono le luci soffuse e in alcuni momenti assenti. “Compagne di viaggio” di uno spettacolo in cui si associa il simbolismo, voluto dal regista, che diventa lo strumento comunicativo perfetto, soprattutto se unito ad una scenografia mobile, fatta di cubi, che Pupa trasforma a proprio piacimento, e che rappresentano un pozzo dove sono stati gettati quattro ragazzi che avevano derubato la madre di un boss, poi tre auto durante la narrazione della strage di Pizzolungo, in cui una Volkswagen Scirocco bianca, sulla quale viaggiava una madre con i suoi due figlioletti, ha fatto da scudo a quella dove si trovava il magistrato Carlo Palermo, reale obiettivo dell’attentato di mafia. Il tempo scorre, mentre i nomi delle piccole vittime vengono pronunciati ad alta voce, viene raccontato come le loro vite sono state spezzate e tutto questo per ricordare ciò che è stato. È importante riconoscere chi sono i veri antagonisti in questa storia reale, che non appartiene al mondo delle favole che vengono narrate ai bambini prima di andare a dormire.
“Una storia sbagliata” di Fabrizio De Andrè, guida il pubblico verso la fine dello spettacolo, accolto con una standing ovation e una commozione suscitata dall’intensità dei fatti così magistralmente esposti. Il profondo sentimento di Francesco Pupa lo induce a soffermarsi a dialogare con il pubblico, raccontando le motivazioni di questa scelta. «Leggere il libro ha suscitato una profonda commozione e non nascondo di aver pianto. Ho creduto di dover raccontare fatti così drammatici perché la funzione del teatro è quella di raccontare una realtà evitando che essa venga dimenticata».
Il prossimo spettacolo di AMA Calabria aprirà ufficialmente la stagione teatrale con lo spettacolo “Il nuotatore di Auschwitz”, con protagonista Raoul Bova. L’appuntamento è venerdì 25 ottobre al Teatro Comunale di Catanzaro e sabato 26 ottobre al Teatro Grandinetti Comunale di Lamezia Terme.