Roma – “Dovrebbe allarmare tutti, che, proprio alla vigilia di un delicatissimo processo, si ritenga normale che il pubblico ministero partecipi, in veste di protagonista assoluto (pur se affiancato, come detto, da spalle di prim’ordine), al processo mediatico-televisivo che precede e affianca quello che s’avvia nell’aula bunker. Un processo nel quale tre giovanissime colleghe, che assieme non arrivano a sommare 10 anni di anzianità, dovranno affrontare, oltre all’ordinaria pressione che accompagna un processo di queste dimensioni e complessità anche la pressione mediatica, enorme, che una delle parti processuali oggettivamente contribuisce a determinare”.
Con un articolo Questione Giustizia, la rivista di Magistratura Democratica, richiama l’attenzione sulla puntata di Presa Diretta dedicata al processo ‘Rinascita Scott’ e critica in particolare le esternazioni del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. Lo firma Emilio Sirianni, un giudice che da sempre vive e lavora in Calabria, e che conosce da vicino, come scrive, “l’oppressione e pervasività” del potere criminale in Calabria. Nella trasmissione Presa Diretta “si è parlato delle indagini”, perché il processo, ancora ai primi passi “non è ancora neppure alle fasi preliminari. Ed è proprio questo il punto sul quale vale la pena di riflettere insieme” .
“Noi, che siamo cresciuti alle lezioni di garantismo di Luigi Ferrajoli e di tanti altri maestri, abbiamo fermo in mente il loro insegnamento che ci ricorda come il soggetto da tutelare nel processo penale sia sempre l’imputato, a difesa dei cui fondamentali diritti sono predisposte tutte le regole e garanzie che ne scandiscono l’incedere. La prima delle quali – scrive Sirianni – è quella che stabilisce che la prova si forma nel processo. Non nelle indagini ed ancor meno nella rappresentazione mediatica delle stesse”.
Anche la rivista di Magistratura Democratica contro ‘Presadiretta” ma… guardando a Gratteri
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