L’operazione “Alibante”, condotta dalla Dda di Catanzaro ed eseguita dai Carabinieri contro la cosca di ‘ndrangheta Bagalà, è partita dalla denuncia di due imprenditori che hanno trovato il coraggio di ribellarsi alle vessazioni del clan e di rivolgersi alle forze dell’ordine. Il dato è stato riferito dal procuratore capo della Dda di Catanzaro, Nicola Grateri, nel corso della conferenza stampa nel corso della conferenza stampa sull’esito del blitz, culminato nell’esecuzione di 19 misure cautelati. “È una di quelle indagini – ha detto Gratteri – importanti per la liberazione di pezzi di territorio della Calabria, in particolare del Distretto di Catanzaro, in questo caso nell’area del Lametino. Vorrei che questa indagine fosse un ulteriore segnale di fiducia per i calabresi e per il territorio del Lametino, un segnale – ha rilevato il procuratore capo della Dda di Catanzaro – per continuare ad avere fiducia in noi perché stiamo avendo i riscontri e vogliamo ottenerne ancora di più. Non ci stanchiamo mai di rivolgerci alle parti offese e agli estorti. In questa inchiesta abbiamo due persone che hanno denunciato, due persone vessate, soffocate dalla cosca Bagalà ma che alla fine – ha osservato Gratteri – si sono rivolte a noi, hanno avuto fiducia e questa loro fiducia è stata ripagata perché oggi abbiamo dato risposte alle loro domande di giustizia per le vessazioni subite nel corteo di diversi anni”. Gli imprenditori che hanno denunciato – è stato spiegato in conferenza stampa – avevano intrapreso insieme ad esponenti della cosca Bagalà un progetto per realizzare una struttura alberghiera sulla costa tirrenica catanzarese, mai più realizzata: i due imprenditori hanno deciso di rivolgersi alle forze dell’ordine perché non riuscivano più a far fronte agli impegni presi a causa delle richieste sempre più pressanti della cosca.
Arresti su Tirreno, Gratteri: “Indagini importanti per liberare pezzi di territorio calabrese”
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