La variante Delta ha ucciso una bambina di 11 anni a Palermo. Ariele ha lottato per 16 giorni nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale dei bambini Di Cristina del capoluogo in Sicilia. Era stata ricoverata l’11 aprile in gravi condizioni ed era affetta da una malattia metabolica rara.
Ariele è stata contagiata dalla sorella, che dal 30 giugno al 7 luglio aveva partecipato a una crociera nel Mediterraneo organizzata dalla sua scuola. Alla partenza la ragazza è stata sottoposta al tampone, all’arrivo nessuno screening: «Se avessero fatto il test come ci avevano assicurato – racconta la madre a Repubblica –, sarebbe risultata positiva e non sarebbe tornata a casa». E invece la ragazza di 16 anni ha contagiato la sorella, mentre il padre e la madre sono risultati sempre negativi.
Salvatore Requirez, direttore sanitario dell’ospedale dei bambini di Palermo, dove è morta la bambina di 11 anni, è sconvolto. «La piccola è rimasta per due settimane in terapia intensiva intubata, la situazione era compromessa da diversi giorni». E poi: «Sebbene la criticità della situazione era apparsa, da diversi giorni, in tutta la sua gravità questa morte ci colpisce forse più delle altre – dice -. L’infezione da Sars-CoV2 nella variante Delta ha definitivamente destabilizzato il precario equilibrio organico di una paziente che da anni soffriva di una patologia rara e congenita».
Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci che, riguardo ai genitori di Ariele, aveva dichiarato «Sono no vax». La coppia però, oggi, in un’intervista a Repubblica precisano: «È vero, abbiamo aspettato. Prima per le notizie contraddittorie sui rischi del vaccino, poi perché Ariele era stata male. Ma ci stavamo organizzando per farlo. Non siamo no vax come ci ha definiti il presidente della Regione Nello Musumeci», insiste mamma Rosalinda. E ora avvertono: «Dovete dire alla gente di andare a vaccinarsi e salvare i bambini fragili che non possono farlo».