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sabato, 23 Novembre, 2024
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Bimba morta a 16 mesi, i vicini di Alessia Pifferi: ‘Non giocava mai con Diana’. La nonna torna a Milano dalla Calabria

Una persona schiva, che non dava confidenza: i vicini di Alessia Pifferi descrivono in questo modo la trentasettenne ora in carcere con l’accusa di omicidio per la morte della figlia di 16 mesi lasciata in casa da sola per sei giorni. Al cancello verde della palazzina dove la piccola è deceduta ieri una vicina ha legato con dei nastri bianchi palloncini dello stesso colore con su scritti alcuni messaggi d’addio ‘Ciao Diana’, ‘Piccolo angelo’.

In via Parea, strada del quartiere popolare di Ponte Lambro, alla periferia est di Milano, pochi hanno voglia di parlare. Di certo non la madre di Alessia tornata a Milano dalla Calabria. Capelli raccolti, abbigliamento sportivo è arrivata in via Parea con due borse della spesa e ai giornalisti ha gridato “Allontanatevi o vi denuncio” prima di rincasare nell’appartamento al primo piano dove sul filo da stendere ad asciugare, sotto le finestre dell’appartamento si vedono ancora i vestitini rosa, qualche asciugamano e un bavaglino.

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Tenuta delle Grazie 13_6_2024

Nella stessa palazzina, spiegano i vicini, abita l’ex marito di Alessia, da cui era separata da tre anni, che si adopera con qualche ‘lavoretto’ nel vicinato. “Non era una mamma buona, non giocava mai con lei, non la portava a passeggio. La teneva sempre nel passeggino”: commenta una vicina di casa. “Era una persona un po’ schiva non dava molta confidenza” racconta un uomo che abita a poca distanza nella stessa via. Anche i social raccontano poco di Alessia. Nessun post su Instagram, aggiornamento delle immagini su Facebook al 2019 con qualche commento sulle relazioni difficili e sul bisogno di amore.

Alessia Pifferi «diceva di essere una psicologa infantile e di saperci fare con i bambini” quando era a Leffe, il paese della provincia di Bergamo dove vive l’attuale compagno e dove lei è andata la scorsa settimana lasciando a casa da sola la figlia di 16 mesi, che è morta di stenti a Milano. Lo riporta l’Eco di Bergamo.
A Leffe, in casa, il 29 gennaio 2021 è nata Diana. Una gravidanza, diceva Alessia, di cui non si era accorta fino all’ultimo. Lo scorso anno aveva detto, mentendo, che la madre era morta di Covid. «Mi aveva detto che doveva andare in gita con il compagno – ha riferito al quotidiano una negoziante – e che la figlia gliel’avrebbe tenuta la mamma, ma che poi era saltato tutto perché la madre si era ammalata di Covid e, alla fine, era pure morta.

‘Devo andare in Calabria per i funerali’, aveva raccontato». Nel paese, che ha 4.300 abitanti, è grande lo sconcerto. «Non so cosa dire, non sappiamo niente di preciso, abbiamo solo sentito anche noi quello che è accaduto» ha commentato il fratello dell’attuale compagno di Alessia, un elettricista di 58 anni, sentito dagli inquirenti. A lui la donna aveva detto che la bambina era al mare con la sorella.

Alessia Pifferi, la 37enne che si trova in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato per aver lasciato per più di 6 giorni a casa la figlia di un anno e mezzo, per portare avanti le sue relazioni e divertirsi non ha avuto scrupoli nel lasciare la piccola nell’abitazione ben sapendo che poteva morire di stenti. E’ per questo motivo che il pm di Milano Francesco De Tommasi ha contestato, assieme a quella della premeditazione, anche l’aggravante dei futili motivi. Tra l’altro, tra le esigenze cautelari contestate c’è il pericolo di reiterazione del reato, perché la donna è ritenuta una persona pericolosa.

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