“Non ha mai pianto Alessia e mi ha chiesto ‘ora che mi succede mi arrestano’?”. A parlare, nell’aula del processo di primo grado ad Alessia Pifferi, accusata dell’omicidio aggravato della figlia Diana, è la vicina di casa Letizia. Parole che sono state pronunciate quando la donna ha capito che la piccola, abbandonata da sola in casa da più giorni, era morta.
La mattina del 20 luglio 2022, giorno del ritrovamento della piccola, “intorno alle ore 10, mi citofona agitata: ‘venga, la bambina non respira più’ – racconta la vicina di casa – Siamo salite e siamo entrate nella camera e ho visto la bambina. Era supina, con una magliettina che le copriva fino al pancino, aveva le manine e i piedini scuri, aveva gli occhi chiusi e le palpebre scure e Alessia mi ha chiesto ‘è morta?’. lo non ho risposto, siamo rimaste li pochi secondi, poi l’ho fatta sedere sul divanetto in sala, spostando le valigie (era appena rientrata) e mi ha raccontato che aveva lasciato la bimba con una baby sitter, ma al suo rientro non c’era”.
Poi la chiamata ai soccorsi. “Ha chiamato il 118 dicendo la bambina non respira, poi mi ha passato il telefono e io ho detto ‘guardi, per la bambina non c’è più niente da fare’. Lei ha chiamato il compagno e gli ha detto ‘Diana è morta’, lui le ha chiesto come è morta e lei ha risposto ‘Ti ho raccontato una bugia, non l’ho lasciata a mia sorella, ma a una baby sitter'” conclude la testimone del processo in corso a Milano. Baby sitter di cui non si ha traccia.
(Adnkronos)
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