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lunedì, 21 Aprile, 2025
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Bruni: “Se la Calabria non supera la sua emergenza sanitaria non sarà mai una regione normale”

“Se la Calabria non supera la sua emergenza sanitaria non sarà mai una regione normale”. È quanto ha affermato intervenendo ieri in Aula, la consigliera regionale del Partito democratico, vicepresidente della commissione Sanità, Amalia Bruni. “Abbiamo chiesto un’informativa al Presidente/Commissario sulla rete ospedaliera regionale approvata con il DCA 69 il 14 marzo scorso. Troppi gli interrogativi, troppe le incongruenze, le contraddizioni e soprattutto le non risposte che si riscontrano in quel DCA – ha esordito la consigliera regionale del Pd – che risulta già superato nei fatti e nelle parole. Le stesse nostre preoccupazioni si sono manifestate in tanti territori della Calabria, a partire dalla mia città, Lamezia Terme, ma sono venute fuori anche da tanti ospedali di aree disagiate, penso ad Acri, Serra San Bruno, San Giovanni in Fiore, dove i servizi continuano ad essere ridotti”.

“Le contraddizioni sono così evidenti che nel giro di poche ore lo stesso Commissario/Presidente ha avvertito il bisogno di annunciare una modifica dello stesso DCA: siamo in presenza di una integrazione della programmazione della rete ospedaliera esistente, che si rifa’ al DCA 64 del 2016. Si continua ad operare su una rete di 8 anni fa e con in mezzo una pandemia epocale, già questo di per sé mi sembra un limite serio – ha detto ancora la consigliera Bruni -. E poi prima di proporre un adeguamento alla programmazione bisognerebbe fare un resoconto della programmazione precedente, e nei fatti cosa è avvenuto? È avvenuto che quella programmazione in gran parte non è stata attuata. Circa il 20% dei posti letto programmati non sono stati attivati, con uno scostamento significativo tra strutture pubbliche e strutture accreditate. Come dire: il sistema pubblico è fermo o arretra e quello accreditato cammina. Ecco secondo noi bisognava partire da qui: come, in quali tempi e con quali risorse, soprattutto umane si garantisce l’attuazione della programmazione già esistente? Di tutto questo nel decreto non si diceva nulla”.

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“Non siamo figli di un dio minore né tantomeno abbiamo una minore domanda di salute. Dopo 14 anni di commissariamento non si è riusciti ancora a garantire uno degli standard più importanti per assicurare qualità e tempi alle prestazioni ospedaliere – ha rimarcato ancora -. L’altra contraddizione che vorrei sollevare è la questione delle strutture organizzative della rete ospedaliera. Si sa, in sanità tutto è regolato da standard e parametri, non esiste la programmazione a pie di liste. In questo quadro, che è incontestabile a mio parere bisogna partire dagli erogatori dei servizi sanitari. Non si tratta di dare pagelle, ma noi dobbiamo erogare servizi sanitari. Ecco perché non è giustificabile che si declassino servizi sanitari (vedi. pediatria e psichiatria di Lamezia) perché la coperta è corta. In questo scenario è insostenibile la vicenda di Azienda Zero, che rastrella risorse dagli ospedali per costruire, chissà quando, il palazzo della sanità regionale”.

“L’aver ammazzato il dipartimento regionale alla salute e aver costruito, solo sulla carta, una mega azienda “unica” regionale oggi ha prodotto un risultato assurdo: senza dipartimento e senza Azienda Zero. Sono due anni e mezzo che è stata istituita e ancora siamo al palo. Anzi peggio: si declassano unità operative ospedaliere per garantire postazioni ad una azienda che non c’è – conclude Amalia Brune -. Abbiamo interrogativi importanti: gli investimenti dei 3 nuovi ospedali, il Pnrr, la certificazione del debito, i bilanci ancora non approvati, le stesse questioni nazionali come il tetto alle assunzioni. Per questo abbiamo bisogno di una seduta straordinaria e monotematica sulla sanità. Sono tante le domande e i drammi che quotidianamente si verificano e non possiamo limitarci solo a un pezzo del servizio sanitario”.

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